| L'infame continua.
Penocchio non cede il titolo sportivo, rimane solo il San Paolo
PADOVA. Il Padova è (quasi) morto, manca solo l’ufficialità dell’estromissione dalla Lega Pro, e dunque dal calcio professionistico, che verrà certificata dal Consiglio Federale della Figc, riunito domani a Roma, su parere della Co.Vi.So.C., ma la società di viale Nereo Rocco non è fallita. E non avendo il suo presidente Diego Penocchio (con il socio occulto Gsport) alcuna intenzione di portare i libri in tribunale, il futuro si annuncia pieno di incognite. Perché l’imprenditore bresciano, dopo aver spiazzato Marcello Cestaro presentando la fidejussione bancaria necessaria a garantire la partecipazione al campionato di terza serie, insieme al pagamento degli stipendi di marzo ed aprile ai tesserati (con l’anticipazione della seconda tranche di sponsorizzazione, da 3,3 milioni, da parte della Unicomm, che invece è stata negata), ha tutta l’intenzione di continuare a fare calcio, puntando sui ragazzini del vivaio biancoscudato.
Quanto questo progetto sia destinato ad avere successo lo diranno solo i prossimi giorni, ma la mossa è (a nostro avviso) un disperato tentativo di non finire spalle al muro, perché fallimento significherebbe l’accusa di bancarotta fraudolenta, con tutte le conseguenze del caso (e a quel punto ci andrebbe di mezzo anche l’ex socio di Dueville, uscito ufficialmente dalla Spa di viale Rocco il 31 dicembre 2013, mentre da visura camerale del 26 giugno scorso risulta ancora proprietario unico del club). In questo modo il titolo sportivo Acp Padova 1910 rimane dov’è, e questo è un bel problema per chi pensava di rilevarlo, una volta messo all’asta in caso di crack finanziario.
Chiesta l’affiliazione alla Figc. Ieri l’attuale proprietà ha provveduto a preparare la richiesta di affiliazione alla Federcalcio, sempre come Calcio Padova, per il settore giovanile. Sapendo bene che si sta per sparire dal panorama professionistico, si è presa avanti: il titolo sportivo deve rimanere nelle sue mani. Lunedì, secondo quanto ha fatto sapere Carlo Tavecchio, uno dei candidati alla successione di Abete alla presidenza Figc, arriverà la risposta. Certo, il patrimonio giocatori (della prima squadra) non esiste più, ma ci sono i ragazzini, e, se sono bravi, cedendone alcuni si può monetizzare molto. Ecco perché il quadro si complica, diventa più facile che, alla fine, le forze imprenditoriali padovane coinvolte in un’ipotetica cordata per la ripartenza siano tentate dal mettere soldi nel San Paolo. Anzi, il nuovo Atletico San Paolo Padova, già iscritto alla serie D e seconda squadra cittadina. Il cui presidente onorario, non a caso, è Barbara Carron, già “vice” di Cestaro in viale Rocco.
Quanto durerà? Il problema è capire quanto si andrà avanti. Penocchio sa benissimo che i debiti del club sono enormi - oltre 10 milioni lasciati dalla precedente gestione, più 3,7-3,8 dell’ultima annata sportiva - però sa anche che potrà contare sul rientro della fidejussione di 900 mila euro depositata per l’iscrizione alla serie B della passata stagione. Quali risorse sia in grado di reperire, al momento è un mistero, ma andare oltre settembre-ottobre sembra francamente impossibile. A meno che non trovi qualche altro socio (occulto, come Gsport) in grado di assecondarlo su questo fronte.
L’appello. Ieri Mario Liccardo, Diego Bonavina e Jacopo Tognon, avvocati-tifosi che di diritto sportivo e carte federali sono profondi conoscitori, hanno disegnato due scenari precisi: una newco oppure il San Paolo, seconda società cittadina. Per noi la serie D è praticabile più con il San Paolo che non ripartendo da zero, proprio perché nessuno si azzarderebbe a rilevare il titolo sportivo da Penocchio, con il “buco” enorme che caratterizza i conti del Padova. Più logico aspettare che... salti per aria, ma sui tempi concordiamo: bisogna correre, se si vuole giocare in qualche campionato. Altrimenti il pericolo (concreto) è di restare fuori per una stagione. Un altro dramma che si aggiungerebbe a quello che stiamo vivendo adesso. E di cui sappiamo bene tutti chi ringraziare.
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