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| È attesa per oggi la verità sul futuro di Andrea Cano. Il portiere non è partito per Villabassa domenica scorsa, fermandosi a Padova per una serie di visite mediche aggiuntive. “Deve fare ulteriori controlli, non c'è nulla di cui preoccuparsi” ha tranquillizzato mercoledì il medico sociale Patrizio Sarto. Sembrerebbe, però, che il problema che affligge il numero uno romano sia un extra sistole, ossia un battito prematuro capace di alterare la successione regolare dei battiti cardiaci. Nulla di grave per la salute del portiere, anche se questa anomalia potrebbe compromettere il futuro calcistico del giocatore. La società non conferma né smentisce, aspettando l'esito dell'esame. “Più che preoccupati siamo molto dispiaciuti- spiega il direttore generale Gianluca Sottovia- Non dovrebbe essere nulla di grave e speriamo possa rimettersi tutto a posto, anche perché un grande uomo e professionista come Andrea non lo meriterebbe”. Oggi si saprà di più, quando verrà svelato il verdetto dell'ultimo esame a cui si è sottoposto il numero uno. Tutti gli scenari sono aperti: dallo stop all'idoneità, al via libera dei medici per continuare a giocare, fino al rinvio della sentenza ad ulteriori accertamenti. Da parte sua Cano non parla. La società gli ha imposto il silenzio finché non verrà fatta luce sulla vicenda. Brancolano nel buio anche i suoi compagni di squadra, aspettando il ritorno del vecchio portiere. “Quando arriva Cano? Ma cosa succede?” le domande che oltrepassano le mura dell'hotel Adler di Villabassa e testimoniano la preoccupazione di tutta la rosa. Un pensiero al grande amico, rivale soltanto per una maglia, l'ha dedicato anche Federico Agliardi, prima di scendere in campo mercoledì sera contro i dilettanti del Villabassa. “Lo aspettiamo a braccia aperte, sperando possa risolvere al più presto i suoi problemi. Senza di lui qui non è la stessa cosa. Con un portiere in più ci si allena meglio e con Cano mi sono trovato bene fin dal primo istante. Abbiamo un carattere simile, siamo entrambi due persone tranquille e tra di noi non c'è mai stato dualismo ma solo amicizia”. La vicenda Cano richiama alla mente due storie del recente passato biancoscudato. È il giugno 2007 quando Ivone De Franceschi annuncia il proprio ritiro dai campi di gioco a 33 anni. Al termine di una stagione travagliata, Checchi deve fermarsi a causa di un “ponte miocardico”, una malformazione congenita, aggravatasi con il passare degli anni. Simile il caso di Felipe Campanholi, il talentuoso centrocampista brasiliano prelevato in patria dal settore giovanile e sbarcato in prima squadra a 18 anni. Il tempo di un paio di partite che, nel gennaio 2009, gli viene diagnosticata una miocardiopatia ipertrofica asimmetrica. Ha il cuore ingrossato in maniera irregolare e con le leggi in vigore in Italia non può più giocare da agonista. Ripartirà dalla Svizzera, dove gioca tuttora con il Lugano. Da www.padovasport.tvSperemo ben...
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