| Violenza ultrà: Capello inglese e il Franchismo Fonte: "it.eurosport.yahoo.com"
Carling Cup, Barnsley-Manchester United: otto arresti. Chissà se Fabio Capello l'ha saputo. Il ct dell'Inghilterra, lunedì a Coverciano, ha detto che il calcio italiano è prigioniero degli ultrà. Affermazione eccessiva e piuttosto datata: qualche anno fa era così, ora fortunatamente non più. Anche se restano problemi, non c'è dubbio, e in non tutti gli stadi la situazione è ideale (vedi San Paolo, Olimpico, eccetera). Ci sono ancora sacche di violenza e impunità. Qualche anno fa Capello era allenatore di Roma, Milan e Juventus: a quei tempi c'era davvero una situazione pessima nei nostri stadi, molto peggiore di quella attuale, ma non ricordiamo sue prese di posizione. Come mai? Elogiò, quando allenava il Real Madrid, invece l'ordine, la pulizia, la disciplina che si respirava nelle strade madrilene: merito, secondo lui, del Franchismo. Le dichiarazioni di Coverciano comunque hanno scatenato non solo un dibattito ma anche risposte piuttosto decise. Come quella di Gianni Pestrucci, numero 1 del Coni: ''Il fenomeno di cultura sportiva certamente non ci può venire dagli inglesi. Anzitutto non ci può venire dagli inglesi perché Capello purtroppo è stato sfortunato perché ha parlato il giorno di una partita che è stata quella del Middlesbrough contro il Leeds in cui ci sono stati lanci di bottigliette, ci sono stati inneggiamenti ad Istanbul dove nel 2005 sostenitori del Leeds persero la vita....''. Ma guardiamo in casa nostra. A due anni e mezzo dalla serrata del calcio italiano, dovuta all'uccisione dell'ispettore Raciti dopo il derby Catania-Palermo, Petrucci sostiene che l'Italia ha ''fatto dei passi da gigante, se così non fosse non si riconoscerebbe alle società, alla Lega, alla Federcalcio, al lavoro che fa il Ministro Maroni, il prefetto Manganelli che noi negli ultimi anni abbiamo fatto dei passi da gigante''. Secondo Petrucci e anche il Viminale, ''i disordini sono diminuiti'' e ''non è vero che gli ultras condizionano le società''. Lasciamo perdere un attimo il modello inglese: lì hanno stadi di proprietà, una legislazione severissima (anni di carcere, da scontare, per chi commettere reati da stadio...), celle negli stadi, prezzi dei biglietti altissimi per fare selezione sociale, eccetera. Poi quando vanno all'estero, soprattutto in certe Nazioni, hanno grossi problemi con gli hooligans. Ma veniamo a noi: dopo Raciti gli stadi sono diventati più sicuri. Biglietti nominativi, tornelli, filtraggi, stewards, controlli sugli striscioni, i Daspo, gli arresti. Il giro di vite pesante, una "repressione" mal accettata dagli ultrà. Molti gruppi si sono sciolti, non ci sono più i leader di una volta. Capello non ricorda cosa entrava ai suoi tempi negli stadi: i cori sui forni e sulle Foibe, le svastiche, i coltelli, eccetera. Ora la situazione è migliorata, anche se l'Osservatorio del Viminale non ha avuto in questi anni l'appoggio che si augurava da parte delle istituzioni calcistiche. Basta pensare alla tessera del tifoso: presentata male, gestita peggio da Maroni ora finirà in un cassetto. Venerdì i club di serie A chiederanno che il progetto venga rimandato alla prossima stagione (se va bene). Un fallimento. Resta il problema delle trasferte, è vero: fra le tifoserie più a rischio quelle di Atalanta, Napoli, Cagliari, Roma, Palermo, Livorno (per motivi politici non possono andare in alcuni stadi). Restano stadi mezzi vuoti, ma non solo per la violenza ma anche per il disagio e soprattutto per il caroprezzi. Non c'è la volontà di mettersi intorno ad un tavolo: Viminale e istituzioni sportive e riesaminare tutta la materia. Ad esempio la vendita dei biglietti con restrizioni assurde che penalizzano le persone per bene, i turisti, eccetera (già da noi più volte denunciato). Gli striscioni, poi: ben venga l'ironia, ci vuole un minimo di buon senso. Ci vuole maggiore coesione fra le questure, non tutte si comportano nella stessa maniera (Firenze è un modello di dialolgo, perché non provare?). C'è da ridiscutere il piano delle trasferte (ma adesso sui treni tutti pagano il biglietto, anche i tifosi). Si ricorda Capello cos'era l'Olimpico con le svastiche? Quelle per fortuna sono sparite. E la Nazionale italiana non porta al suo seguito un manipolo di hooligans, come succede a volte agli inglesi. Sì, c'è un gruppuscolo che si chiama Ultras Italia: non tengono nessuno in ostaggio, ma sono di estrema destra e si esibiscono a volte nel saluto romano (successo anche di recente a Dublino). Vengono dal Sud Est, da Latina, dalla Puglia. La Digos conosce tutti i loro nomi: sono circa duecento-trecento. Certo, vedere il saluto romano in tv, o qualcuno che inneggia a Mussolini, non dà certo una bella immagine all'Italia (oltre ad essere vietato) ma per fortuna questo gruppuscolo viene tenuto sotto tiro e sembra non crescere più di tanto. Peggio, ci creda Capello, sono certi hooligans inglesi quando vanno in Germania, in Olanda, in Polonia, eccetera. Ognuno ha i suoi problemi ma sostenere che negli stadi italiani comandano i violenti significa essere rimasti un po' indietro e soprattutto non risconoscere gli sforzi (non tutti felici, per carità) che sono stati fatti dopo la morte di Raciti.
Gli ultrà rispondono a Capello: se comandassimo noi andrebbe tutto meglio Fonte: "www.ilmessaggero.it"
ROMA (29 ottobre) - La curva nord dell'Inter ha risposto a modo suo al ct della nazionale inglese Fabio Capello, che nei giorni scorsi aveva detto che nel calcio italiano comandano gli ultrà.
Nel corso del primo tempo al Meazza è stato esposto uno striscione che recita: Capello: se in Italia comandassero gli ultras, ci sarebbero leggi funzionali, prezzi popolari, stadi pieni e ... l'Europeo 2012!
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