STEFANO CUCCHI, Un'altro "Caso-Aldrovandi"

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PADOVA SUD
view post Posted on 29/10/2009, 19:17     +1   -1




Tratto da "Il Corriere della Sera"


Regina Coeli (Reuters)
ROMA - «Vogliamo la verità sulla morte di Stefano. Quando lo hanno arrestato stava bene. La mattina dopo aveva il volto tumefatto. Sei giorni più tardi è morto, senza che noi potessimo vederlo prima...». È lo sfogo di Ilaria, sorella di Stefano Cucchi, 31 anni, geometra nello studio di famiglia nel quartiere Casilino. Il ragazzo, basso di statura e molto magro, è stato arrestato la notte del 16 ottobre nel parco Appio Claudio. I carabinieri lo hanno bloccato mentre spacciava droga: ecstasy, cocaina e marijuana. Cucchi, piccoli precedenti alle spalle, è stato accompagnato a casa dove viveva con i genitori per la perquisizione. Il padre e la madre lo hanno visto che «camminava sulle proprie gambe - ricordano - . Era preoccupato, è normale, ma stava bene. E non aveva alcun segno sul viso».

La mattina successiva, al termine dell’udienza di convalida in tribunale, il ragazzo è stato condotto a Regina Coeli dopo che i carabinieri lo avevano consegnato alla polizia penitenziaria. «Non c’è stato alcun maltrattamento», assicurano i militari dell’Arma. Cucchi, secondo la ricostruzione dei carabinieri, ha trascorso la notte dell’arresto in camera di sicurezza nella stazione Tor Sapienza. «Appena arrivato ha detto di essere epilettico - aggiungono i militari dell’Arma . In quella stessa notte il piantone l’ha sentito lamentarsi. Tremava, aveva mal di testa. Così è stata chiamata un’ambulanza, ma Cucchi ha rifiutato le cure e non è voluto andare in ospedale. Poi si è messo a dormire e la mattina è stato condotto in tribunale ».
Quando il giovane è arrivato in carcere è apparso però in precarie condizioni. È finito al pronto soccorso, «per dolori alla schiena», spiegano Luigi Manconi e Patrizio Gonnella, delle associazioni «A buon diritto » e «Antigone», e il giorno successivo nel reparto penitenziario del «Pertini». Lì è morto per arresto cardiaco la notte di giovedì scorso. E solo allora ai genitori e alla sorella è stato permesso di vederlo, ma da dietro una vetrata: «Aveva il volto pesto, un occhio fuori dal bulbo, la mandibola storta», raccontano.

Ora si attende l’esito dell’autopsia, già effettuata, «senza darci il tempo di nominare un perito di fiducia, anche se sembra che Stefano avesse tre vertebre rotte», sottolinea Ilaria, che ha nominato come legale Fabio Anselmo: è lo stesso che ha assistito la famiglia di Federico Aldrovandi, il giovane morto a Ferrara nel 2005 dopo una colluttazione con alcuni poliziotti che lo stavano arrestando. «Vogliamo la verità - conclude Ilaria - Stefano era un bravo ragazzo. Avrà pure commesso qualche errore, ma non doveva morire così».


Sulla vicenda interviene il garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: «Aver impedito ai genitori di far visita al figlio moribondo è un reato ed è di una gravitá estrema - spiega -. È previsto dall'ordinamento che si consenta ai parenti di visitare il malato anche quando è in stato di detenzione e se gli è stato vietato per evitare che possa parlare e raccontare quello che gli è successo, è un reato di occultamento»
Secondo Marroni, al giovane è stato proibito di denunciare i suoi aggressori, perciò «trasferirò tutti i dati alla magistratura come di norma si fa in questi casi, sia in presenza di un reato, ma anche nell'ipotesi di un reato».

(27 ottobre 2009)

Alfano: «La morte di Stefano Cucchi
esige un approfondimento»
Il ministro della Giustizia interviene sulla vicenda
del geometra morto una settimana dopo l'arresto
ROMA - «La morte di Stefano Cucchi, come tutte le morti avvenute in condizioni apparentemente non chiare, esige un approfondimento immediato che ho già avviato, per i poteri di mia competenza». Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, nel corso del question time alla Camera, riferendosi al caso del 31enne romano morto il 22 ottobre in circostanze non chiarite, dopo essere stato arrestato, portato a Regina Coeli e quindi trasferito all'ospedale Sandro Pertini. Alfano ha precisato: «Io personalmente seguirò con estrema attenzione tutti gli sviluppi della vicenda e adotterò ogni iniziativa di mia competenza che possa risultare utile per fare luce sugli eventi. La Magistratura inquirente romana ha avviato le indagini e acquisito la documentazione medica del detenuto conferendo un incarico a un perito per l'esame autoptico al fine di appurare le cause e i mezzi che hanno prodotto la morte».

LA RICOSTRUZIONE - Alfano ha ricostruito in Aula la vicenda. «Stefano Cucchi è stato tratto in arresto il 15 ottobre per rispondere del reato di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti, il 16 ottobre è stato condotto dinanzi al Tribunale di Roma per la convalida dell'arresto e quivi refertato dal medico dell'ambulatorio della città giudiziaria». Il medico, ha riferito il ministro, ha riscontrato «lesioni ecchimodiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente» e, ha aggiunto, «ha avuto riferite dal Cucchi medesimo, lesioni alla regione sacrale e agli arti inferiori e queste ultime non verificate dal sanitario a causa del rifiuto di ispezione espresso dal detenuto. Condotto al carcere di Regina Coeli -ha continuato il ministro nella sua ricostruzione- il detenuto è stato regolarmente sottoposto alla visita medica di primo ingresso. Il referto redatto in istituto ha evidenziato la presenza di ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione e arti inferiori». Il medico, inoltre, ha continuato Alfano, «ha dato atto di quanto riferito dal detenuto». Vale a dire, ha spiegato, che il detenuto «ha riferito di una caduta accidentale dalle scale, necessitante, a parere dello stesso sanitario, di una visita ambulatoriale urgente presso un ospedale esterno, ove il Cucchi è stato accompagnato alle 19.50 dello stesso giorno». Nel corso delal visita all'ospedale Fatebenefratelli, ha continuato il ministro «gli sono state riscontrate, la frattura corpo vertebrale L3 dell'emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea. Sebbene invitato al ricovero, il Cucchi ha rifiutato l'ospedalizzazione ed è stato quindi dimesso contro il parere dei sanitari. Il giorno 17 -ha continuato Alfano- il Cucchi è stato nuovamente visitato dal medico di Regina Coeli il quale, riscontrati quelli che il detenuto riferiva essere i postumi di una caduta accidentale, verificatasi il giorno precedente, ha disposto ulteriori accertamenti da effettuarsi presso il Fatebenefratelli. Trasferito nella struttura ospedaliera, il Cucchi ha chiesto il ricovero per via del persistente dolore nella zona traumatizzata e per riferita anuria. Alle ore 19 del medesimo giorno -ha aggiunto Alfano- il Cucchi è stato ricoverato presso il reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini dove è deceduto la mattina del 22 ottobre per "presunta morte naturale", come da certificazione medica rilasciata dal sanitario ospedaliero». Concludendo Alfano ha aggiunto: «Faccio presente che il 23 ottobre, con un provvedimento della competente Direzione generale dell'Amministrazione penitenziaria, è stata affidata al provveditore regionale per il Lazio un'indagine immediata, volta ad appurare le cause e le circostanze e le modalità dell'accaduto».


28 ottobre 2009



La foto diffusa dalla famiglia del 31enne romano
ROMA - Verità su Stefano Cucchi. E in tempi rapidi. La invocano la famiglia, i legali e la politica. Tutti insieme giovedì hanno convocato una conferenza stampa in Senato per chiedere di fare luce sulla morte del 31enne romano, fermato giovedì 16 ottobre nel parco degli Acquedotti perché in possesso di venti grammi di sostanze stupefacenti, e morto nel reparto detentivo dell'ospedale Sandro Pertini giovedì 22, dopo essere passato per il Tribunale, il Regina Coeli e il Fatebenefratelli.

LA FOTO - «Mio figlio - ha ribadito oggi Giovanni Cucchi - era sotto la tutela dello Stato, e dato che è stato preso in consegna dai Carabinieri chiediamo chiarezza anche al ministro della Difesa Ignazio La Russa». Più dura la sorella Ilaria: «Spero che il ministro Alfano inizierà a interessarsi davvero, perchè non mi sembra abbia risposto nè abbia detto nulla di nuovo - si è sfogata - Ora pretendiamo una risposta chiara, perchè mio fratello è morto da solo». Uscito di casa sano, gliel'hanno restituito cadavere. Otto interminabili giorni durante i quali la famiglia ha tentato invano di vedere il loro caro e di parlare con i medici che lo avevano in cura. Per sollecitare l'opinione pubblica, il padre Giovanni e la sorella Ilaria hanno distribuito le foto del corpo di Stefano scattate dall'agenzia funebre dopo l'autopsia. Immagini «drammaticamente eloquenti», come le ha definite Luigi Manconi, presidente dell'associazione «A buon diritto» e promotore dell'iniziativa: «Da sole dicono quanti traumi abbia patito quel corpo- aggiunge- E danno una rappresentanza tragicamente efficace del calvario di Stefano. La famiglia ha pensato molto se distribuirle, perché oltre ad essere scioccanti fanno parte della sfera intima». Si vede così un corpo estremamente esile (dai 43 chili del fermo è passato ai 37), con il volto devastato, l'occhio destro rientrato nell'orbita, l'arcata sopraccigliare sinistra gonfia e la mascella destra con un solco verticale, segno di una frattura.

INCHIESTA D'UFFICIO - Al momento è stata aperta un'inchiesta d'ufficio. Il legale della famiglia, Fabio Anselmo (lo stesso che seguì la famiglia Aldrovandi nel caso del figlio Federico, il giovane morto a Ferrara nel 2005 dopo una colluttazione con alcuni poliziotti che lo stavano arrestando), spiega che «l'atto di morte è stato acquisito dal Pm, per cui non abbiamo in mano nulla se non queste foto e un appunto del nostro medico legale». Dal quale si evince che «sul corpo non sono stati riscontrati traumi lesivi che possano aver causato la morte, ma escoriazioni, ecchimosi e presenza di sangue nella vescica. Aspettiamo gli esiti dell'esame istologico». L'avvocato, poi, ci tiene a precisare che «noi non accusiamo nessuno. Stefano è uscito di casa in perfette condizioni di salute e non è più tornato. Chiediamo che non ci sia un valzer di spiegazioni frettolose e spesso in contraddizione tra loro e di risparmiare alla famiglia un processo su quello che è stato Stefano». Il prossimo passo sarà la costituzione di un pool di medici esperti in grado di «vagliare criticamente il poco materiale che abbiamo».
E Franco Ionta, capo dell'amministrazione penitenziaria, dice: «C'è un'iniziativa giudiziaria in corso, essendo un magistrato devo quindi essere particolarmente rispettoso di questa iniziativa. Vedremo quale sarà il risultato dell'indagine. Noi naturalmente avvieremo, quando sarà possibile, anche un'inchiesta amministrativa», ha concluso Ionta.

I POLITICI - Anche il mondo della politica farà la sua parte. Così promettono Emma Bonino, Flavia Perina, Renato Farina e Marco Perduca, presenti alla conferenza stampa. «Cose di questo genere- ha detto Perina- succedono nel far west e non in uno Stato di diritto». Secondo Bonino, poi, «è in gioco la credibilità delle istituzioni. Lo Stato deve rispondere all'opinione pubblica». Marco Perduca, infine, annuncia che «come commissione parlamentare sui diritti umani prenderemo in considerazione una missione ispettiva al reparto detentivo del Pertini». Farina, che ha visitato il nosocomio, ha riferito infine di «una struttura peggio del carcere».

29 ottobre 2009

CHIEDO A TUTTI CORTESEMENTE DI EVITARE DIFFUSIONI DI IMMAGINI SU QUESTO FORUM. AL LIMITE, POSTATE IL LINK E UNO SE VUOLE SE LO VA A VEDERE
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 31/10/2009, 16:59     +1   -1




Cucchi, giallo della lettera a gip
Sos di Medico ospedale, mai spedito

Nella terribile vicenda della morte di Stefano Cucchi sono ancora molte le zone d'ombra. E tra i tanti misteri e dubbi spunta anche quello di una lettera scritta dal medico del reparto di medicina penitenziaria del Pertini, dottor Aldo Fierro, al magistrato che aveva giudicato per direttissima Stefano. Nella missiva, mai arrivata a destinazione, il dottore denunciava l'impossibilità di curare il giovane e chiedeva aiuto.

Il medico, come riporta il Corriere della Sera, aveva preso carta e penna per denunciare le condizioni difficili del giovane ed il suo rifiuto a farsi curare. "Per il persistere di tale atteggiamento di rifiuto rispetto ad approfondimenti diagnostici e agli aggiustamenti terapeutici, visto l’ulteriore aumento dei segnali di disidratazione, il pomeriggio del 21 ottobre abbiamo avvisato il magistrato con una relazione allegata alla cartella clinica nella quale facciamo presente il nostro disagio a gestire le condizioni cliniche del detenuto..". Ma la lettera non partirà mai. Stefano Cucchi, il mattino dopo, è già morto.

Secondo il medico, Stefano Cucchi non aveva mai fatto riferimento a un presunto pestaggio subito. "Il ragazzo - ricorda il dottore - oltre alla frattura della vertebra lombare, presentava una contusione del volto periorbitale, cioè intorno agli occhi, ma insomma parlava tranquillamente con i nostri medici e non ha mai accennato a un pestaggio subito. Però ha continuato fino alla fine a rifiutare acqua e cibo, accettava solo le medicine per curarsi l’epilessia".

Questa testimonianza sarà comunque preziosa per tentare di far luce sui fatti. Stefano Cucchi entrò con le sue gambe in una caserma dei carabinieri la sera del 15 ottobre e dopo sei giorni era morto. Nel frattempo qualcuno gli aveva procurato lesioni gravissime al volto ed alla schiena. Le condizioni difficili, dovute alle tumefazioni erano state ravvisate sul volto del giovane già in tribunale la mattina del 16 ottobre, dopo la notte trascorsa nella camera di sicurezza dei carabinieri, prima di andare in carcere. Lui disse: "Sono caduto dalle scale". Ora la Procura ha aperto un'inchiesta per omicidio preterintenzionale contro ignoti.

L'avvocato: "Niente lividi dopo la notte in caserma"
"Le foto di Cucchi dopo la morte non corrispondono assolutamente a ciò che abbiamo visto noi quel giorno. Quando Cucchi è passato in aula a piazzale Clodio, attorno a mezzogiorno del sedici ottobre, non aveva affatto quell'aspetto". Lo dice in un'intervista al quotidiano 'Il Messaggero' Giorgio Rocca, l'avvocato d'ufficio che il 16 ottobre in Tribunale a piazzale Clodio difese Stefano Cucchi. "Mi sono chiesto come stesse - aggiunge il legale - era magrissimo. Cosicché il viso, rispetto al corpo, sembrava un po' più gonfio. Ma non posso dire che fosse livido". Rocca dice di non aver avuto l'impressione che Stefano fosse stato pestato. "Direi di no - spiega - Posso pensare, ma è una mia opinione, che abbia preso qualche schiaffo. Se però devo basarmi dai segni reali, la risposta è diversa. Per essere franchi: non aveva né 'bozzi' né lividi. Non in quel momento"

Fonte: Tg Com
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 2/11/2009, 16:42     +1   -1




Quando ho visto mio figlio durante l’udienza in tribunale, è entrato in aula con il viso gonfio e con dei segni neri sotto gli occhi. Era evidente che aveva già qualcosa, ma niente a che vedere con quello che abbiamo visto al momento della morte in obitorio" così parlano i genitori e la sorella di Stefano Cucchi, il ragazzo morto in carcere a 31 anni. A "Mattino cinque" la famiglia dichiara di non credere alla morte naturale e sporge denuncia.
(Foto Ansa)

Nell'intervista rilasciata al direttore di Videonews, Claudio Brachino, la famiglia sottolinea che vuole sapere cosa sia realmente successo quella notte del 22 ottobre in carcere e perché Stefano riportava lividi e fratture sul corpo.

Il padre Giovanni dice: "Quando ho visto mio figlio durante l’udienza in tribunale, è entrato in aula con il viso gonfio e con dei segni neri sotto gli occhi. Era circondato dai carabinieri e io ho avuto modo di salutarlo solo al’inizio e alla fine ed era evidente che aveva già qualcosa, ma niente a che vedere con quello che abbiamo visto al momento della morte in obitorio".

Il genitore parla dei momenti concitati di quei giorni: "Quando mio figlio è stato ricoverato in ospedale Bertini, noi ci siamo precipitati e quando abbiamo chiesto quando potevamo parlare con i medici per sapere le condizioni di Stefano, il piantone ci ha detto di tornare lunedì dalle 12-00 alle 14.00 perché prima non avremmo trovato nessun medico".

"Dopo aver passato la domenica con comprensibile angoscia, lunedì - prosegue il padre - ci siamo presentati e una sovrintendente ci ha detto che per parlare con i medici serviva un permesso da Regina Coeli e che quindi saremmo dovuti tornare domani, ma che le condizioni di Stefano erano “tranquille”. A mezzogiorno del giorno successivo ci hanno chiamato i carabinieri per dirci che nostro figlio era morto".

Poi interviene la sorella Ilaria che parla della vicenda di Stefano come di un caso di malasanità: "Io ritengo che ci sia una colpa gravissima da parte dei medici perché mio fratello era in una struttura medica quindi, aldilà del fatto che loro stanno dichiarando, e cioè che Stefano rifiutava di curarsi e di alimentarsi, comunque si trovava in una struttura medica e non è possibile che sia morto disidratato".

Ilaria Cucchi chiede, inoltre, "che cessino le voci su mio fratello in rispetto della sua famiglia e della memoria di Stefano" e parla di gravi violazioni dei diritti fondamentali. "In questa vicenda sono stati violati tutti i diritti fondamentali dell’essere umano, a partire dal diritto a difendersi, perché mio fratello aveva chiesto il nostro legale di famiglia e invece si è trovato in tribunale l’avvocato di ufficio, fino al diritto del malato di essere assistito dai propri cari in punto di morte".

Fonte: Tg Com
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 4/11/2009, 19:16     +1   -1




"Stefano Cucchi non doveva morire, si doveva evitare che morisse". E' il giudizio del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenuto in Aula al Senato nell'ambito dell'informativa del governo sulla morte del giovane. "Ecco perché - ha spiegato - il governo è in prima linea" per capire. "Tutte le nostre energie - ha concluso - sono impegnate per accertare chi, anche con atteggiamento omissivo, abbia portato a questo tragico evento".

In Aula al Senato, davanti anche alla sorella del giovane, Ilaria Cucchi, il ministro Alfano ha detto che intende andare a fondo sulle circostanze della morte del 31enne nel carcere romano di Regina Coeli il 22 ottobre.

"Non volle dare notizie ai suoi genitori"
Il Guardasigilli ha spiegato anche che Stefano "ha manifestato ai sanitari la volontà di non rilasciare notizie sul suo stato di salute ai genitori". "In base alle notizie che mi sono state comunicate dall'amministrazione penitenziaria i familiari di Cucchi per due volte si sono recati presso la struttura penitenziaria dell'ospedale Sandro Pertini" per parlare con il giovane. Ma in entrambe le occasioni, "è stata rappresentata loro la necessità di munirsi di permesso di colloquio".

"Non autorizzò la diffusione della sua cartella clinica"
Il ministro ha anche specificato il motivo per cui ai genitori non sono state date informazioni sullo stato di salute del giovane: queste possono essere fornite solo se autorizzate dal magistrato o dal detenuto. "Si è data applicazione all'accordo esistente con la Asl di Roma secondo cui nessuna informazione può essere data ai familiari senza l'autorizzazione del magistrato. Questo divieto può essere superato dall'autorizzazione firmata dal detenuto. Ma - ha aggiunto Alfano, citando alcune informazioni pervenute dal ministero della Salute - da quanto si evince dalla documentazione, Stefano Cucchi ha firmato per non autorizzare alla diffusione delle informazioni sulle sue condizioni di salute ai familiari.

"Nessuno sconto ai responsabili"
Il ministro della Giustizia ha parlato di "due grandi tranche" dell'inchiesta in corso da parte della Procura di Roma: "Una riguarda le lesioni subite da Cucchi, per valutare se siano provocate o accidentali; l'altra riguarda un'eventuale mancata alimentazione". Poi, ha concluso: "Sia chiaro fin da ora che ai cittadini tutti dovrà essere al più presto fornito ogni dettaglio di verità" sulla morte del ragazzo e che "i responsabili saranno chiamati alle loro responsabilità senza sconto alcuno".

Scettica la sorella Ilaria: "Voglio vedere quel foglio"
"Voglio proprio vedere questo foglio, che sarebbe stato firmato da mio fratello, con cui si negava l'autorizzazione a fornirci notizie sul suo stato di salute". Sono queste le parole della sorella Ilaria Cucchi, che ha parecchi dubbi su alcuni passaggi della ricostruzione fatta da Alfano. La donna ritiene non veritiero anche il fatto che siano state riferite dal ministro due sole richieste di colloquio avanzate dai familiari di Stefano al centro penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini: "Noi siamo stati lì tutti i giorni. Di cose non vere ne sono state dette tante, ora cominciamo a vedere le carte".

"Quereleremo i medici del Pertini"
I familiari di Stefano Cucchi hanno anche annunciato la loro intenzione di querelare i medici dell'ospedale, come ha detto la sorella Ilaria. "Siccome sono state fatte dichiarazioni non veritiere sullo stato di salute di mio fratello - ha detto - quereleremo i medici. Mio fratello era un ex tossicodipendente, aveva frequentato una comunità e si stava riabilitando". Ilaria Cucchi ha ringraziato poi il senatore dell'IdV Stefano Pedica, che l'ha invitata in Senato. Non ha però commentato la relazione del ministro Alfano. "Vogliamo vedere meglio le carte prima di commentare".
 
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ILOVECALCIOPADOVA
view post Posted on 10/11/2009, 12:21     +1   -1




"Stefano Cucchi era in carcere perchè era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto. Ma la verità verrà fuori, e si capirà che è morto soprattutto perchè era di 42 chili ". E' la droga "Che ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".

QUESTE SONO LE PAROLE DI GIOVANARDI, SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO.. nonchè firmatario dell'attuale legge sulle droghe(fatta passare di nascosto all'interno di una legge sul doping) che ha eliminato le differenze tra droghe leggere e pesanti, così il pusher di turno al ragazzino di 14 anni passa direttamente l'eroina, la coca, l'ecstasy o il crack.. "fumo non ne ho", perchè il guadagno è piu' alto con le altre droghe..ed in oltre le mafie importano soprattuto coca dal sud america quindi 1+1=2..
Non sono stati i manganelli i calci e i pugni ad uccidere Stefano, è stata la droga.. e la gente ci crede a ste puttanate..

cmq, la cosa che mi lascia piu' perplesso è la totale omertà che regna tra le forze dell'ordine..di poliziotti bravi e onesti ce ne sono, non si può negare, e sono tanti, ma non capisco come facciano, quelli onesti, a sopportare situazioni come queste senza dire o fare niente.. non capisco com'è possibile che a nessuno venga in mente di dire "basta lo stiamo uccidendo"..non capisco com'è possibile che un padre di famiglia possa ammazzare a botte un ragazzo che potrebbe essere anche suo figlio..
 
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Appiani 1981
view post Posted on 10/11/2009, 14:12     +1   -1




Non eravamo rimasti che era "caduto dalle scale"?
 
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Alex Gallo
view post Posted on 11/11/2009, 17:44     +1   -1




Caso Cucchi, primi indagati Accusa pm, 'omicidio preterintenzionale'

ROMA - Stefano Cucchi sarebbe stato picchiato da almeno due agenti di polizia penitenziaria mentre era nella cella del palazzo di Giustizia di Roma, in attesa del suo processo per direttissima. E' la testimonianza, secondo quanto riferiscono alcuni quotidiani, resa ai magistrati da un immigrato clandestino di 31 anni, arrestato il 15 ottobre per stupefacenti. Sarebbe lui il testimone che il 3 novembre ha raccontato al pm Vincenzo Barba il pestaggio di Stefano Cucchi. Secondo il racconto dell'avvocato di S.Y., Francesco Olivieri, il 16 ottobre il suo assistito e' in una delle celle del palazzo di Giustizia, in attesa del processo. Di fronte alla sua c'e' quella in cui viene rinchiuso Cucchi.

E' attraverso lo spioncino della sua cella che ''in tarda mattinata'' S.Y., allarmato dalle ''grida'' che sente, si affaccia e vede due agenti di polizia penitenziaria picchiare Cucchi che, uscito di cella per andare in bagno, non voleva piu' tornare in camera di sicurezza. Secondo il racconto del detenuto, che oggi si trova al Regina Coeli, Cucchi sarebbe stato colpito prima con due manrovesci che l'hanno gettato in terra, poi preso a calci mentre era steso sul pavimento. Infine trascinato in cella dagli agenti. Dopo i processi per direttissima, S.Y. e Stefano Cucchi vengono sistemati nella stessa cella. Qui, S.Y. avrebbe visto i lividi che gonfiano il volto di Cucchi. Infine, entrambi vengono portati al Regina Coeli, i polsi legati con le stesse manette. E' in questo momento, sempre secondo quanto riferisce l'avvocato Olivieri, che Cucchi sussurra a S.Y.: ''Hai visto questi bastardi come mi hanno ridotto?''.

ARRIVANO I PRIMI INDAGATI
Arrivano i primi indagati per la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nell'ospedale Sandro Pertini, a Roma, sei giorni dopo l'arresto per possesso di droga. Gli indagati, accusati di omicidio preterintenzionale, dovrebbero essere carabinieri, agenti di polizia penitenziaria e detenuti. In tutto circa sei persone, che si sarebbero trovate in contatto con Stefano Cucchi nelle camere di sicurezza del Tribunale di Roma. In quel lasso di tempo e spazio dove sarebbe stato isolato l'attimo dell'aggressione: dopo l'udienza che aveva deciso di lasciare in carcere Stefano e prima del suo trasferimento in cella. Tra gli indagati per ora non comparirebbero medici. E oggi approda on-line tutta la documentazione clinica relativa alla vicenda del geometra di 31 anni.

Una documentazione dalla quale si evince che Stefano "non collaborava" col personale sanitario e rifiutava i trattamenti. Non solo: per fare luce la salma di Cucchi sarà probabilmente riesumata per consentire il completamento degli esami disposti. Sul cadavere del geometra è già stata fatta l'autopsia. E dai primi esami degli esami clinici e della documentazione autoptica compiuti dai medici legali incaricati dalla procura la tipologia delle lesioni riscontrate sul detenuto sono compatibili sia con un evento accidentale, come potrebbe essere una caduta, sia con le percosse. Al momento dunque non sarebbero coinvolti nelle indagini dei pm Vincenzo Barba e Francesca Loy il personale medico dell'ospedale, nei confronti dei quali, se emergessero responsabilità a livello di negligenze, si procederebbe per omicidio colposo. Per i legali della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo e Dario Piccioni "si tratta di uno sviluppo particolarmente significativo e rilevante della delicata indagine in corso".

Intanto oggi sono stati pubblicati on line sui siti abuondiritto.it, italiarazzismo.it e innocentievasioni.net, tutta la documentazione clinica a partire dal referto del medico del 118 delle 5.30 del 16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al certificato di morte del 22 ottobre. Dalla relazione fatta il 21 ottobre scorso dall'ospedale Sandro Pertini emerge che Cucchi presentava "condizioni generali molto scadute" e aveva "un atteggiamento oppositivo, per nulla collaborante e di fatto rifiuta ogni indagine anche non invasiva". Nella relazione si legge, inoltre, che Cucchi "ha affermato di rifiutare anche di alimentarsi, accettando di bere liquidi e assumere la terapia orale, finché non parlerà con il suo avvocato". Dalla documentazione "emerge come una moltitudine di operatori della polizia giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano assistito, inerti quando non complici, al declino fisico di Stefano Cucchi e fino alla morte", spiega il presidente di A Buon Diritto, Luigi Manconi.

GIOVANARDI, MORTO PERCHE' DROGATO. E' POLEMICA
Stefano Cucchi è morto perché era drogato e anoressico. Le parole del sottosegretario Carlo Giovanardi riaccendono la polemica sulla morte del giovane, deceduto nel reparto detenuti dell'ospedale Sandro Pertini 6 giorni dopo l'arresto, con vistosi ematomi in volto e sul corpo. Parole contro le quali si scagliano i familiari di Stefano che dal 22 ottobre chiedono giustizia per Stefano, l'opposizione e anche alcuni esponenti della maggioranza, secondo i quali quello di Giovanardi è uno "scivolone". Critiche alle quali il sottosegretario risponde in serata, parlando di "polemiche strumentali e in malafede". "Cucchi era in carcere perché era uno spacciatore abituale. Poveretto, è morto, e la verità verrà fuori, soprattutto perché pesava 42 chili" dice Giovanardi di primo mattino, sottolineando che la "la droga ha devastato la sua vita, era anoressico e tossicodipendente". Certo, prosegue, "il fatto che in cinque giorni sia peggiorato" dimostra che "bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".

Parole ammorbidite nel pomeriggio. "Sono stato il primo ad esprimere la solidarietà alla famiglia Cucchi per quello che di certo c'é nella sua tragica fine e cioé che nei giorni della degenza ospedaliera si è permesso che arrivasse alla morte nelle terribili condizioni che le foto testimoniano. Ma in tutto questo - ribadisce il sottosegretario - la droga c'entra, perché è stata la causa della fragilità di Stefano, anoressico e tossicodipendente". Immediata la reazione dei familiari. "Sono parole che si commentano da sole, Giovanardi fa dichiarazioni a titolo gratuito" dicono sia il padre Giovanni che la sorella Ilaria, sottolineando che la famiglia "é sempre in attesa di giustizia". E tra l'altro, prosegue Giovanni Cucchi, è stata proprio la famiglia ad ammettere, per prima, che Stefano aveva problemi con la droga, "Non lo abbiamo mai negato - dice - ma non per questo doveva morire così". Accanto alla famiglia si schiera il Pd, l'Idv. l'Udc e anche parte del Pdl, con Benedetto Dalla Vedova che parla di uno "scivolone che contraddice la linea di rigore e prudenza scelta dal governo". "Se Giovanardi intende riferirsi alle precarie condizioni di salute di Cucchi in quanto tossicodipendente, cosa a tutti nota - prosegue -, dovrebbe ricordare che usare violenza nei confronti di una persona particolarmente debole rappresenterebbe, qualora venisse provato l'uso della violenza, un'aggravante per chi l'ha commessa e non una scriminante". Per Livia Turco, del Pd, si tratta invece di parole "inqualificabili" e aggiunge: "é sconcertante che chi esalta il valore della vita in ogni occasione consideri la morte di uno spacciatore un fatto non importante. E' ignobile e inaccettabile arrivare a fare una gerarchia tra vite di serie A e serie B". Il capogruppo dell'Idv alla Camera, Stefano Donati, chiede le dimissioni del sottosegretario, "che si dovrebbe vergognare", mentre per il presidente dei senatori dell'Udc Giampiero D'Alia e per il senatore Stefano Pedica, che dall'inizio della vicenda é vicino ai familiari di Cucchi, "Giovanardi ha perso una buona occasione per tacere". "Non si può fare sterile propaganda politica su un ragazzo morto per circostanze ancora tutte da chiarire". Critiche anche dal presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti - "smentisca quelle frasi disumane - dice - Prima di emettere giudizi finali è assolutamente necessario aspettare i risultati dell'inchiesta" -, dai radicali, che bollano Giovanardi come "ipocrita e proibizionista" e dal segretario dei Verdi Angelo Bonelli, secondo il quali le sue parole "non sono degne di un paese civile". Patrizio Gonnella, di Antigone, chiede invece al sottosegretario "se picchiare chi usa droghe é lecito". "Soprassedere sulle violenze, sui diritti calpestati e su quanto caduto in quei sei giorni e dare tutta la colpa alla droga - conclude - è quanto meno singolare".

A tutti replica Giovanardi. "Quando si polemizza - dice - bisogna avere onestà intellettuale e non malafede pregiudiziale. Ho ampiamente illustrato la mia posizione di piena solidarietà alla famiglia Cucchi e di forte critica per la mancata assistenza nelle strutture sanitarie". E' dunque "difficile dialogare con chi stravolge maliziosamente il pensiero altrui. Ma mi rendo contro - conclude - che nel nostro paese c'é sempre qualcuno pronto a sostenere la libertà di drogarsi anche deformando ad arte le posizioni di chi la pensa in maniera diversa da loro".

Fonte: www.libero.it
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 14/11/2009, 13:59     +1   -1




ono sei gli indagati nell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, l'uomo di 31 anni morto il 22 ottobre all'ospedale Sandro Pertini di Roma dopo essere arrestato per droga il 15 ottobre. Si tratta di tre agenti di custodia e di tre medici, che sono stati iscritti nel registro degli indagati dai pm di Roma Francesca Loj e Vincenzo Barba.

I tre medici dell'ospedale Pertini sono accusati di omicidio colposo. L'iscrizione è stata formalizzata dalla Procura di Roma. Per l'accusa di omicidio preterintenzionale sono accusati, invece, tre agenti della polizia penitenziaria, che hanno pestato il giovane pusher. "L'aggressione è avvenuta nel corridoio delle celle di sicurezza del tribunale, dopo l'udienza", ha detto il procuratore capo Giovanni Ferrara.

Intanto il principale testimone del presunto pestaggio del quale sarebbe stato vittima Stefano Cucchi, un detenuto africano che si trovava in una delle celle di sicurezza del tribunale di Roma, sarà chiamato a fornire la sua versione davanti ai magistrati sotto forma di incidente probatorio, l'istituto del codice di procedura penale che consente ad un atto istruttorio di assumere il valore di prova in un processo. Nei prossimi giorni i magistrati titolari degli accertamenti chiederanno formalmente al gip di procedere a tale forma di audizione.

I nomi degli indagati
Sono gli agenti di polizia penitenziaria Nicola Minichini, 40 anni, Corrado Santantonio, 30 anni, e Antonio Dominici, 42 anni, le persone indagate dalla procura di Roma per la morte di Stefano Cucchi. I tre, è scritto nell'avviso di garanzia, sono accusati di omicidio preterintenzionale per aver colpito Cucchi "in data 16 ottobre, con calci e pugni, dopo averlo fatto cadere, cagionandone la morte, avvenuta il 22 ottobre". Il personale dell'ospedale Sandro Pertini coinvolto nelle indagini sotto il profilo dell'omicidio colposo, sono il primario Aldo Fierro, 60 anni, responsabile del reparto penitenziario dell'ospedale, ed i medici Stefania Corbi, 42 anni, e Rosita Caponetti, 38 anni. Nell'avviso di garanzia si dice che avrebbero "omesso le dovute cure" al paziente cagionandone la morte.

Fonte: Tg Com
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 17/11/2009, 22:28     +1   -1




Proseguono le indagini sulla morte di Stefano Cucchi. Sabato prossimo davanti al gup del Tribunale di Roma, Luigi Fiasconaro, si terrà l'incidente probatorio durante il quale si assumeranno le dichiarazioni del testimone oculare del pestaggio ai danni del giovane. Saranno acquisite dalla procura le indicazioni del senegalese che avrebbe assitito alle violenze. L'uomo è stato scarcerato per motivi di sicurezza da Regina Coeli.

Il senegalese, attualmente ai domiciliari in una comunità per tossicodipendenti, ha spiegato di aver visto "appartenenti alla polizia penitenziaria in divisa colpire Cucchi", come hanno scritto i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy. L'incidente probatorio è stato ritenuto da svolgere per particolari ragioni di urgenza e le dichiarazioni del senegalese, che sarà processato il 18 dicembre prossimo per spaccio di droga, saranno assunte come prova nel dibattimento. Sono indagati per omicidio preterintenzionale tre appartenenti alla polizia penitenziaria e per omicidio colposo tre medici del reparto detenuti dell'ospedale Pertini.

"Mi hanno menato questi stronzi''
Lo avrebbe detto Stefano Cucchi in una delle confidenze che il testimone 31 anni originario del Gambia, sostiene di aver avuto dal geometra romano il 16 ottobre scorso quando entrambi si trovavano nel tribunale di Roma per la convalida dei loro fermi. La frase è contenuta nella testimonianza resa a verbale ai pubblici ministeri che indagano sul decesso avvenuto il 22 ottobre nell'ospedale Sandro Pertini.

Trasferiti i tre agenti indagati
L'inchiesta amministrativa del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per far luce su eventuali responsabilità nella morte di Stefano Cucchi non si è ancora conclusa ma il Dap ha nel frattempo disposto il trasferimento dei tre agenti penitenziari indagati dalla procura di Roma per omicidio preterintenzionale.

Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici non prestano più servizio presso il nucleo "varchi" del Tribunale di Roma, ma sono stati per il momento trasferiti in tre unità differenti: il nucleo aeroportuale di Fiumicino, il carcere minorile romano di Casal del Marmo, il nucleo operativo traduzioni di Rebibbia

Fonte: Tg Com
 
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caviz
view post Posted on 18/11/2009, 20:19     +1   -1




beh l'hanno trovato con cocaina e erba per 20000 euro in casa dicono... quindi è difficile non avere casini con quelle cifre...

 
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DintorniDiPadova
view post Posted on 18/11/2009, 20:33     +1   -1




CITAZIONE (caviz @ 18/11/2009, 20:19)
beh l'hanno trovato con cocaina e erba per 20000 euro in casa dicono... quindi è difficile non avere casini con quelle cifre...

Si potrebbe stare ore a discutere se sia lecito o meno avere e smistare certe sostanze. Ciò non toglie che la sua morte è avvenuta in circostanze quantomeno "misteriose" e bisogna far luce su questo a prescindere da quanta droga aveva in tasca o quanta ne aveva a casa, a mio parere..
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 20/11/2009, 11:46     +1   -1




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Signor_Maiale
view post Posted on 24/11/2009, 11:59     +1   -1




Sul corpo di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni arrestato per droga e morto il 22 ottobre nel reparto per detenuti nell'ospedale Sandro Pertini di Roma "ci sono ancora moltissime e vistose lesioni da traumi recentissimi, al cranio e in altre parti del corpo. C'è inoltre una lesione alla mandibola, non rilevata prima". Lo ha detto l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, a proposito dei nuovi test medico-legali dopo la riesumazione.

Agli esami hanno preso parte anche consulenti dei sei indagati, tre agenti di polizia penitenziaria - nei cui confronti si procede per omicidio preterintenzionale - e tre medici del Pertini (omicidio colposo). Un'altra consulenza tecnica disposta dalla procura riguarda le macchie di sangue trovate sul jeans che Cucchi indossava quando entro' in ospedale: gli inquirenti vogliono essere certi che appartengano al geometra.

Traumi molteplici e recenti sul corpo di Stefano Cucchi sono stati riscontrati nell'esame a un mese dal decesso. Il legale della famiglia, il penalista Fabio Anselmo, ha spiegato che sono state riscontrate lesioni al cranio ed alla mandibola, che nella precedente autopsia non erano state notate. Sono state confermate, invece, le lesioni alla colonna vertebrale ed alle mani "anche se serviranno ulteriori accertamenti". Gli esami del pool di medici legali nominati dalla Procura di Roma e dalle parti, si dovrebbero concludere entro la fine della settimana. L'avvocato Anselmo ha detto: "E' un passaggio importante quello compiuto oggi, per arrivare alla verità. Rispetto alle cause del decesso e ad altre risposte rispetto ai quesiti posti bisognerà aspettare che le verifiche siano completate".
 
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Rey1977
view post Posted on 2/12/2009, 23:22     +1   -1




non so se avete visto la foto del ragazzo che gira su internet. è qualcosa da far venire le lacrime agli occhi.

qualcosa che ti instilla rabbia, odio verso chi abusa del proprio potere e verso chi li difende (i vari giovanardi, la russa).

stefano non era un santo. ma morire così no, non si può.
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 30/4/2010, 12:42     +1   -1




ROMA - Non c'è più l'omicidio colposo tra i reati formulati dalla procura di Roma in relazione alla morte di Stefano Cucchi, il ragazzo morto il 22 ottobre scorso, una settimana dopo essere stato arrestato dai carabinieri per spaccio di droga. A carico dei medici dell'ospedale Sandro Pertini, infatti, i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loi, che hanno depositato gli atti, hanno contestato, a seconda delle posizioni, il favoreggiamento, l'abbandono di incapace, l'abuso d'ufficio, e il falso ideologico. Lesioni e abuso di autorità sono le ipotesi di reato attribuite agli agenti della polizia penitenziaria. Complessivamente, 13 persone rischiano di finire a processo.

I magistrati, alla luce delle risultanze peritali, hanno modificato le originarie ipotesi di accusa che erano di omicidio preterintenzionale per gli agenti ritenuti responsabili del presunto pestaggio avvenuto il 16 ottobre in una cella di sicurezza del Tribunale di Roma, e di omicidio colposo per i medici del reparto penitenziario del Sandro Pertini in cui fu ricoverato Stefano Cucchi.

www.repubblica.it

Fantastico... "Non è omicidio".... I magistrati italiani che tanto frignano per i tentativi di Berlusconi di mettergli il guinzaglio poi sono i primi ad accettare un compromesso squallido, basta che non sia in gioco la loro merdosa carriera ma la vita di un ragazzo e lo accettano eccome...
Si conferma che uno con la divisa in Italiamerda può fare qualsiasi porcata, mal che vada va a piangere in TV con un rosario in mano come quel verme di Spaccarotella...
Viviamo in una finta nazione di mezzi uomini, e tutte queste cose lo dimostrano ogni giorno di più. Sono sempre più convinto che con certe categorie (magistrati, sbirri, politici e pure qualche giornalista) gli unici che ci avessero capito qualcosa e che li trattassero come meritavano fossero le Brigate Rosse della prima ora. Peccato che non siano stati capiti...
 
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17 replies since 29/10/2009, 19:14   342 views
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