LEGGI SPECIALI, VENT'ANNI DI FALLIMENTI, Finalmente qualcuno che lo ammette...

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PADOVA SUD
view post Posted on 7/5/2010, 04:58     +1   -1




Il direttore del Centro studi sulla sicurezza pubbblica della polizia scopre che venti anni di provvedimenti speciali contro gli ultrà sono serviti solo a rendere clandestino e più militarizzato il tifo italiano. Se ne accorgeranno anche i governanti?

Il canovaccio della querelle ultras prevede innanzitutto che tutti scuotano la testa increduli. Tutti si scandalizzano. Per il presunto «condizionamento ambientale» che i tifosi della Lazio avrebbero esercitato verso i loro beniamini in maglia bianco-azzurra falsando il campionato. O per i romanisti che si sono radunati nottetempo davanti all’albergo dell’Inter per disturbare il sonno degli avversari in finale di Coppa Italia.
Viene il sospetto che non siano serviti a nulla venti anni di leggi speciali, di emergenze stadio, di violazione dei diritti, «provvedimenti amministrativi» di esclusione dallo stadio scritti dalla polizia, presi dal prefetto e mai approvati da nessun magistrato [che di solito accoglie i ricorsi dei tifosi], misure giuridiche alla P.K. Dick come l’ossimorica «flagranza differita». Intervistato da Repubblica, Maurizio Marinelli, direttore del Centro studi sulla sicurezza pubbblica della polizia, scopre l’acqua calda e prende atto di una cosa che osservatori del fenomeno ultrà avevano sollevato: «Molti gruppi storici si sono sciolti – spiega Marinelli – si sono sciolti perché gli ultrà con l’inasprimento dei controlli e delle pene non vogliono più essere identificati o identificabili». Come a dire: abbiamo ottenuto il solo effetto di sbaragliare chi agiva alla luce del sole. Magari non erano stinchi di santo, si parla di gruppi di tifosi non di comitive di boy scout, ma almeno erano interlocutori e controparti riconoscibili. Secondo Marinelli, gli ultrà sono «le curve sono diventate un piatto ricco per chi è coinvolto in attività di vario tipo». Inoltre, «il tifo è quasi scomparso».
Per il momento non hanno fatto altro che alimentare una spirale di violenza e incomprensione reciproca. Bastava dar retta agli analisti più lucidi che in questi anni avevano avvertito del rischio.
Lo si è scritto più volte in questi anni. Lo abbiamo ribadito ogni volta che si risaliva un gradino dell’escalation della cosiddetta «emergenza tifo violento». Potremmo far partire tutto dalla grande speculazione dei mondiali di Italia ‘90, quando i carabinieri abbandonarono la divisa verde militare per scegliere il blu, più accomodante e meno militaresco. E’ negli stadi che sono stati collaudati i lacrimogeni al Cs ed i manganelli «tonfa». La caserma Bolzaneto di Genova era nota tra gli ultrà italiani da prima del G8 del 2001 come luogo di reclusione e tortura. È negli stadi che i celerini hanno imparato a «calcare la mano», sicuri che i superiori chiudessero un occhio e che in fondo nessuno avrebbe mai protestato in nome dei «diritti civili» per difendere la teppa delle gradinate. Un gruppo di celerini toscani del Siulp, in un documento diffuso alla vigilia del G8, si diceva allarmato non da «manifestanti sovversivi», ma dalla «nuova barbarie, la strada». Valerio Marchi nel suo «Il derby del bambino morto», appassionante itinerario della relazione tra ordine pubblico, polizia e società, ha spiegato negli anni settanta i celerini si formavano la rappresentazione del nemico nelle manifestazioni di piazza. Da qualche anno, il nemico è tornato a essere il tifoso. O meglio, ci si comporta con tutti come se si avesse a che fare con il folk devil dai comportamnti indecifrabile che attacca la polizia e i carabinieri, spesso – come ha scritto Carlo Bonini nel suo «Acab», romanzo tratto da storie vere – sfoggiando gli stessi simboli neofascisti che portano questi ultimi: una guerra tra bande in cui i blu con casco e manganello. sono considerati tifosi di una squadra, gente al loro livello con cui scontrarsi e di cui vendicarsi domenica dopo domenica.
Hanno regalato a colpi di provvedimenti bipartisan gran parte delle curve ai pochi gruppi che sono organizzati militarmente [resistono solo quelli che mostrano di saper «difendere» le curve] e spinto il tifo verso la clandestinità [resistono solo i gruppi informali], magari vietando le trasferte [cioè rendendole incontrollabili] o impedendo che vengano esposti striscioni. Adesso anche governo e il parlamento dovrebbero prendere atto del loro fallimento.

www.carta.org

Ci sono voluti vent'anni per capire il totale fallimento della politica repressiva dello stato! Ora ci si augura che le cose comincino a cambiare, anche se in italiamerda non si può mai essere sicuri con le pecore che governano e che abitano questo paese del cazzo...
 
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0 replies since 7/5/2010, 04:58   24 views
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