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| Da tifosi a soci: sarà «Venezia United» Il modello blaugrana sbarca in Laguna Per l'Italia è la prima volta: azionariato popolare attraverso una public company, che entrerà pro quota nel capitale della società arancioneroverde
Giocatori e tifosi: il progetto Venezia United (archivio)
VENEZIA - Il Venezia come il Barcellona o il Werder Brema? Non è un sogno, ma quanto si sta verificando in laguna in questi giorni: mercoledì nascerà a Venezia la prima «public company» italiana, secondo il modello già sperimentato con successo in Germania o dai blaugrana. Si tratta del primo esperimento di azionariato popolare all’interno di una società calcistica mai realizzato in Italia: se la sottoscrizione avrà successo, l’associazione «Venezia United», che sarà costituita mercoledì dai tifosi arancioneroverdi, entrerà con un apporto importante nel capitale del Venezia, tanto che ogni tifoso potrà dirsi, secondo lo slogan coniato per l’occasione, «proprietario di parte del suo club».
L’idea è sorta dopo il secondo fallimento in pochi anni della società veneziana. Il progetto è stato sviscerato oggi nelle sue linee base dal promotore Franco Vianello Moro, che ha presentato il manifesto costitutivo ed il piano d’azione di Venezia United. L’obiettivo, da attuare in più tranche nel giro del prossimo anno, è quello di associare 3mila persone, con un apporto di versamenti di almeno 300mila euro, grazie ad un programma di sottoscrizioni volontarie che coinvolgerà sia i singoli simpatizzanti di tutto il mondo (con quote da 50 euro in su) sia gli imprenditori, che a fronte di un apporto minimo di 500 euro entreranno a far parte di proposte concrete di marketing. La prima «public company» italiana organizzerà anche eventi collaterali, quali concerti od amichevoli con le società europee con analoga struttura. Il tutto - ha precisato Vianello Moro - «in un’ottica di calcio completamente diversa da quella che ha portato al ko della nostra Nazionale: il sistema finanziario delle nostre società è fallimentare, porta solo debiti e stadi vuoti: noi vogliamo riavvicinare al calcio le famiglie, secondo un’ottica non di odio, ma di condivisione». CHE DITE, METTIAMO DELLE QUOTE PURE NOI?, INFORMANDOMI BENE NON MI DISPIACEREBBE.
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