IL DECALOGO PER UN CALCIO MIGLIORE

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PADOVA SUD
view post Posted on 2/7/2010, 12:43     +1   -1




MILANO, 2 luglio 2010 - ll disastro azzurro nel Mondiale in Sudafrica ci spinge a una riflessione sulla decadenza del calcio italiano. Tutti i grandi fallimenti della Nazionale, nel passato, hanno dato una forte spinta per cambiare rotta. Dopo il tracollo con la Corea, nel 1966, si sono chiuse le porte agli stranieri. Il flop in Germania, nel 1974, aveva segnato il capolinea della generazione dorata dei Rivera e Mazzola, costringendoci a entrare nel futuro scritto dall’Olanda di Cruijff. Non è solo una questione italiana. Al ritorno da Spagna ’82, il futbol argentino si era spaccato tra offensivisti, che si muovevano nel solco della tradizione, e i difensivisti legati all’asse Bilardo-Maradona affascinati dall’Italia di Bearzot. Dopo il fallimento del quadrilatero magico (Ronaldinho-Kakà-Ronaldo-Adriano) nel 2006, il Brasile ha cambiato modello, affidandosi - senza troppe stelle e coriandoli -all’operaismo difensivo di Dunga. E’ normale. Si scappa dalle sconfitte per inseguire chi vince. In fondo, il trionfo degli azzurri di Lippi in Germania è stato una foglia di fico che ha nascosto le miserie già incipienti del nostro calcio. Una svolta non è rinviabile, lo diciamo nel giorno in cui si riunisce il consiglio della Federcalcio. L’attuale modello non funziona, serve anche un mutamento di mentalità, uno scatto culturale. Come cambiare? Ecco dieci punti in discussione.

1) TORNARE ALLA TECNICA — Bisogna ritrovare il divertimento nel gioco. Valorizzare la tecnica di base, più pallone e meno palestra, cercando di coltivare anziché punire i giocatori con piedi buoni e maggiore talento. Convincersi che la qualità del gioco è un valore importante, a prescindere dal risultato.

2) UN GIOCO OFFENSIVO — Un calcio generoso, più offensivo e meno speculativo, non è soltanto una necessità estetica: migliorare la qualità dello spettacolo può servire a disinnescare la violenza e ad aumentare il valore commerciale del prodotto da vendere.

3) NUOVI STADI COME IN AFRICA — Spingere verso un'approvazione rapida della legge sugli stadi. Nuovi impianti, adeguati al terzo millennio, sono indispensabili per tenere il nostro calcio al passo con i Paesi più avanzati (e ormai pure con l’Africa) ma servono anche ai club per reggere la concorrenza della tivù, consolidare i conti e migliorare i bilanci.

4) GLI STRANIERI E IL BUON SENSO — Non parliamo più di stranieri, comunitari o extra, ma rovesciamo il problema: ogni squadra deve avere in campo un certo numero di giocatori selezionabili per la nostra Nazionale. Con un gentlemen agreement si potrebbe arrivare a 5 su 11 in modo graduale.

5) UN’ITALIA MULTIETNICA — Tra i giocatori selezionabili vanno considerati anche gli "oriundi", gli assimilati, e i figli dell’immigrazione. Come avviene in altri sport, anche nel calcio la squadra azzurra dovrebbe rappresentare l’Italia multietnica, fungendo da fattore che aiuta l’integrazione.

6) LA NAZIONALE E I SUOI SIMBOLI — La Nazionale dovrebbe funzionare sempre più come un club, che pensa a un futuro solido, investendo fin dai primi livelli giovanili lavoro e attenzione sulla qualità del gioco. In questa chiave potrebbe avvalersi di alcuni giocatori simbolo del nostro calcio

7) PIÙ SOLDI PER LA FORMAZIONE — La Federcalcio, con risorse pubbliche - sull’esempio della Germania - dovrebbe potenziare il finanziamento dei centri di formazione giovanile tornando alle basi della preparazione tecnica.

8) SPAZIO AI GIOVANI — Studiare il modo di incentivare gli investimenti dei club nei settori giovanili, garantendo agli stessi club la possibilità di non perdere i giocatori che crescono. Ma a una condizione: che questi ragazzi trovino poi l’opportunità di giocare in prima squadra, come succedeva una volta e come continua ad accadere nel resto d’Europa

9) italiani all'estero — Spingere i giocatori italiani a fare esperienze all’estero, possibilmente nei campionati più importanti d’Europa (vedi Macheda in Premier e Rossi nella Liga) e non dimenticarli, poi, come fossero cosmonauti in orbita nello spazio siderale.

10) MENO PARTITE CON PIÙ QUALITÀ — Accettare l’ipotesi di ridurre il numero delle squadre in Serie A, per alzare il livello qualitativo e diminuire l’affollamento delle partite in calendario: c’è un limite biologico per i giocatori, evidente soprattutto nell’anno dei Mondiali

www.gazzetta.it

Tutto molto bello e nobile, ma finchè ci saranno certe facce e certe lobby a comandare il calcio italiano scordatevi di applicarlo...

Una domanda: perchè non viene inserito un punto sul "più rispetto per i tifosi"?
 
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Scouser
view post Posted on 3/7/2010, 18:30     +1   -1




UDITE UDITE!

Extracomunitari, la solita farsa all'italiana
Sarà possibile tesserarne soltanto uno: svolta in poche ore, da terzo mondo calcistico, per giustificare il fallimento mondiale. Bufera in vista.


Siamo in Italia, terzo mondo calcistico. Siamo in Italia dove – tenetevi forte e azionate il condizionatore – dalla sera alla mattina si decide di svoltare. Due extracomunitari? Troppi. Facciamo uno. E quando decidiamo? In un pomeriggio di luglio, quando il calcio-mercato è già nel vivo. Dopo duecento missioni di direttori sportivi e procuratori. Mentre le società stavano facendo i conti della serva: esce uno e ne entra un altro, mi libero di chi non mi serve per accogliere un bel brasiliano di talento, in modo da alzare il tasso qualitativo della squadra. C’è gente che ha investito soldi, che ha fatto sacrifici, che è andata in missione dallo scorso gennaio, che ha anticipato la concorrenza. Ci sono contratto già stipulati, con clausole che possono diventare tagliole. Esempio: ma se io ho preso tizio e come garanzia ho scritto che in caso di naufragio del trasferimento gli devo il 30 o 40 per cento del contratto, adesso chi paga? Io no, perché io non sapevo. Nessuno mi ha avvertito. Se me lo avessero detto quattro mesi fa, mi sarei organizzato diversamente. Le società non possono fare causa alla Figc, violazione della clausola compromissoria. Ma i procuratori, gli agenti Fifa, chi è andato in giro per il mondo, hanno in mente iniziative clamorose. Mettiamoci nei loro panni: hanno perso tempo e soldi.

Tutto questo per giustificare il fallimento della spedizione mondiale e i disastri del signor Marcello Lippi. Come se fosse dipeso dagli extracomunitari. Come se per battere la Nuova Zelanda e Slovacchia fosse stato necessario chiudere le frontiere. Un esempio: l’Olanda va avanti, ha stritolato il Brasile, ma non ci sono limiti e vincoli. Extracomunitari come se piovesse. Il problema è che per rilanciare il nostro calcio bisogna ingaggiare allenatori all’altezza, gente in grado di guidare allievi e giovanissimi usufruendo di contratti veri, senza fare la fame, non per quindicimila euro l’anno. Il problema è anche questo, non soltanto questo. Mi viene da ridere perché l’assurda svolta arriva per motivare qualcosa di ingiustificabile. Esempio: ma se adesso che limitano gli extracomunitari, io vado a prendere sette belgi cosa cambierebbe ai fini pratici? Non sarebbe la stessa cosa? E allora io credo che bisognerebbe commissariare la Figc. E se non lo facesse Petrucci, presidente del Coni, la speranza è che qualcuno intervenga. Immediatamente.

Siamo in Italia, terzo mondo calcistico. Scappi chi può.

Alfredo Pedullà

www.datasport.it

Tipica soluzione all'itagliana del modello "pexo el tacon del buxo". La levata di scudi c'è stata, penso che si farà marcia indietro.
 
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1 replies since 2/7/2010, 12:42   39 views
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