| 18.05.2013 PARTIZAN - STELLA ROSSA
Ci sono cose che avresti sempre voluto fare, ma che non hai fatto perchè le ritenevi troppo difficili, complicate, pericolose. Io da molti anni volevo andare a Belgrado. E da molti anni avrei voluto vedere Belgrado il giorno di Partizan-Stella Rossa.
Il calendario del campionato serbo ha voluto che le due squadre principali di Belgrado si affrontassero alla terz'ultima giornata, con il Partizan primo e la Stella Rossa seconda a due punti di distacco. Oltre ad essere uno dei derby più sentiti d'Europa, dunque, la partita diventava anche decisiva per le sorti del campionato. Il mio compagno di viaggio sarà mio fratello. Partenza alle 5,30 del venerdì mattina, i km da percorrere sono circa 800 ma è tutta autostrada e da Lubiana in poi non c'è praticamente nessuno, solo camionisti turchi che fanno rientro a casa. Nel primo pomeriggio siamo a Belgrado, dove vengo accolto da una Mito rossa (come la mia) che mi supera strombazzante per salutarmi...di Mito in tutta la ex Jugo non ne ho mai viste e per loro dev'essere stato un vero evento trovarne una addirittura dello stesso colore! Raggiungiamo l'albergo, che si trova in pieno centro, e scendiamo subito per una prima visita della città. Belgrado mi dà immediatamente la conferma di essere il vero cuore pulsante dei Balcani. L'atmosfera è ben diversa dalla Croazia, per esempio...lo capisci dalla musica che ti capita di ascoltare, dagli odori, dal cibo, dalle chiese ortodosse, dal loro liquore, il "raki", da come ballano...anche le donne sono diverse...sono belle come le croate, ma sono più formose, più tettone. Per non parlare delle scritte in cirillico, altro elemento che li distingue e che mi rendo conto con un certo stupore di riuscire a leggere in buona parte. In poche parole, l'atmosfera mi ricorda tanto la Grecia e la Turchia e in quegli ambienti devo dire che io ci sguazzo e mi sento subito a casa. Il giorno della partita è una splendida giornata di sole, ci sono 30 gradi e sembra piena estate. Per le strade nulla lascerebbe pensare che la sera si sarebbe disputata una partita così sentita e così importante. La vita nel centro di Belgrado scorre via tranquilla e rilassata. Faccio un po' di shopping di cd con musica balcanica, mio fratello invece si butta sulle magliette, tra le quali la classica "Kosovo je Sribija". Non c'è nessuno con simboli di una delle due squadre addosso. Pensiamo che sia la quiete prima della tempesta. Alle 17,30, due ore prima del fischio d'inizio, ci incamminiamo. La speranza di trovare biglietti è ridottissima, visto che sono ovviamente esauriti, come ci era stato confermato in mattinata al Partizan shop. Il tragitto per arrivare allo stadio è di circa un'ora a piedi. Ce la prendiamo comoda e ci fermiamo a visitare la Basilica di Santa Sava, nella quale si sta celebrando il rito ortodosso. Usciti dalla chiesa si inizia improvvisamente a vedere qualcosa. C'è un gruppo di sbirri in tenuta antisommossa in un giardino e gruppi di giovani che avanzano a passo svelto verso lo stadio. Ci stiamo finalmente immergendo in Partizan-Stella Rossa. Siamo piuttosto nervosi...quando vai all'estero a vedere una partita non puoi mai sapere cosa rischi di trovare. Siamo stranieri, non parliamo la lingua, non sappiamo cosa potrebbe accadere nel caso qualcuno ci rivolga la parola. La mia linea di condotta, nel caso di difficoltà, era quella di spacciarci per italo-greci, tifosi del Paok o dell'Olympiakos, a seconda di chi ci avesse fermato (Grobari o Delije, gemellati rispettivamente con Paok e Olympiakos). Ma sinceramente speravo di non dover parlare con nessuno. Ci immettiamo nel lungo viale che porta agli stadi della città, a distanza di pochissimi minuti l'uno dall'altro, tant'è vero che Walter Zenga racconta che, quando allenava la Stella Rossa, si cambiavano nello spogliatoio del Marakanà e poi raggiungevano in pullman lo stadio del Partizan, superscortati, venendo puntualmente aggrediti. Assistiamo ad una scena che ci lascia abbastanza perplessi: una macchina viene fermata dalla Polizia senza apparente motivo, scendono in una decina di sbirri carichi a molla, urlano, sono esaltati. Preferiamo allontanarci e non sappiamo che fine abbia fatto quella macchinata. Attraversiamo la strada e notiamo un pullman bianco tutto scassato targato Nis (una città a 200 km da Belgrado vicina al Kosovo) con dentro dei Grobari belli carichi, che cantano e battono sui vetri. Anche qui, preferiamo stare alla larga nel momento in cui ci scendono davanti. La folla ci ha portato nel frattempo proprio sotto la curva del Partizan. Credo di non aver mai visto una tale quantità di sbandati in vita mia in un colpo solo. C'è un tizio che si aggira da solo con una spranga in mano, un altro che tira pacche a tutti quelli che gli capitano sotto tiro urlando "Ajmo Grobari!!!!!" ("Andiamo Grobari"). La folla in attesa per entrare è veramente impressionante. I murales nei pressi della loro curva sono imponenti. Mio fratello mi fa notare che restare là come due pampani a guardarsi intorno non è una bellissima idea ed in effetti siamo praticamente nella tana del lupo. Alziamo i tacchi e ci dirigiamo verso settori più tranquilli. Stazioniamo per un po' davanti ad un gruppo di sbirri e notiamo che c'è uno strano e losco movimento da quelle parti. Ci sono degli uomini dalle facce tutt'altro che rassicuranti che continuano a ripetere tre parole, come fosse u ritornello...cerco di ascoltare meglio e riesco a capire la prima, "Zapad", che significa "Ovest". Immagino siano bagarini ma preferisco non approfondire la questione e cercare, invece, di cogliere quanti più particolari possibili di ciò che mi circonda. I cori da dentro lo stadio iniziano a rimbombare sempre più forti. Continuando il nostro giro, arriviamo davanti ad un settore nel quale notiamo subito una certa promiscuità...finalmente vediamo anche i tifosi della Stella Rossa, che si mescolano a quelli del Partizan e che mano a mano che ci si avvicina alla curva opposta diventano sempre più numerosi. Sono però tifosi decisamente più tranquilli e "rassicuranti" rispetto a quelli visti poco prima. Ci ritroviamo quasi senza accorgercene davanti alla curva dei Delije. Ci sono molte persone sedute lì davanti che non hanno il biglietto e che hanno deciso di restare comunque vicine alla squadra, stazionando al di fuori dello stadio. Ci rendiamo conto di essere passati dalla curva del Partizan a quella destinata ai Delije in assoluta libertà, senza che nessuno sbirro ci fermasse o ci chiedesse qualcosa. Fa caldo, la sete inizia a farsi sentire, così come la stanchezza. La partita nel frattempo ha inizio e torniamo dalle parti della curva del Partizan, dove si sente l'odore dei fumogeni accesi all'interno. Mio fratello viene nuovamente avvicinato dai bagarini e questa volta decide di approfondire il discorso. L'offerta è di 50 Euro per due biglietti del settore ovest. Il prezzo non è assolutamente proibitivo (anche se per gran parte dei serbi 50 euro sono una cifra assolutamente rilevante, visto che hanno uno stipendio medio di circa 400 Euro al mese...) e diciamo che ci va bene, pur con tutti i dubbi e i rischi del caso...ci dicono di aspettare...i minuti passano e continuano a dirci di aspettare....a un certo punto mi rompo i coglioni e gli dico che è tardi e che non sono più interessato...mio fratello gli offre 2000 dinari (circa 20 euro) per un solo biglietto ma il tipo non accetta e allora ce ne andiamo. Sinceramente della partita mi interessava gran poco e le facce di quella gente non promettevano nulla di buono. Non sapremo mai se i biglietti sarebbero effettivamente arrivati e se erano buoni oppure falsi, ma ci teniamo in tasca i nostri 50 Euro, troviamo subito un baretto a pochi metri dalla curva del Partizan ed entriamo a vederci la partita insieme ad altra gente. Ordiniamo due birre ma ci viene detto che non possono vendere alcool. Peccato che la gente avesse già abbondantemente provveduto in precedenza a sbevazzare...ripieghiamo allora su una dissetante coca. La partita è assolutamente inguardabile, degna di una serie C italiana. Pensiamo che non avrebbero segnato mai, nemmeno se avessero giocato fino al giorno dopo o se le porte fossero state grandi il doppio. Il contesto, viceversa, era di tutto rispetto....stadio bello vecchio e incazzato, con le due curve strapiene che si fronteggiavano a colpi di cori, anche se dalla tv non si sentivano benissimo. Resistiamo fino alla fine del primo tempo e decidiamo di incamminarci verso il centro per goderci il sabato sera di Belgrado. Ci giriamo per fare qualche foto e notiamo che i riflettori nel frattempo si erano spenti...immaginiamo che l'occasione possa diventare propizia per creare qualche bel casino..proseguendo nel cammino, continuiamo a trovare folti gruppi di sbirri in assetto antisommossa seduti nei parchi in attesa della fine della partita. Ci perdiamo nelle vie di un quartiere non ben identificato e ci fermiamo a mangiare in una trattoria...nel locale accanto trasmettono la partita e a pochi minuti dalla fine sentiamo che il Partizan segna il goal dell'1-0, ipotecando così il campionato. Si presenta all'improvviso un tizio tutto esaltato che si mette a parlare con i camerieri gridando "Partizan, Partizan". Nel frattempo si siede accanto a noi una coppia di connazionali, gli unici incontrati in tre giorni a Belgrado. Lui sui 70, capello lungo e barba bianca, di quelli che immagini ne abbiano viste di tutti i colori nella loro vita. Lei una bella donna sui 50, molto probabilmente un'"amica"...sono di Pordenone e gli racconto della mia passione per i Balcani...il tipo si illumina, rispondendo che anche lui soffre da sempre di "Balcanite" e ci racconta di com'era Belgrado nel 1972 e dei posti che ha visitato...ovviamente fa crescere in me la voglia di tornare presto da quelle parti, voglia che aumenta ulteriormente quando arriva il conto: mega grigliatona di carne finita a fatica, due birre grandi a testa e insalata serba neanche 10 Euro a testa...anche nei prezzi si nota la differenza con la Croazia, che ormai si è adeguata all'Euro. L'amica racconta che erano arrivati nel pomeriggio e che ci doveva essere una partita, dato che avevano visto sbirri dappertutto e una interminabile fila di gente a terra, arrestata...evidentemente qualcuno prima della partita si era dato da fare...noi glissiamo e facciamo spudoratamente finta di niente... Ci alziamo soddisfatti e andiamo a concludere la serata nel quartiere boemo, tra localini con musica dal vivo e violini zigani che spadroneggiano. La mattina dopo, durante il viaggio di ritorno, sento alla radio che parlano del derby e mi pare di capire che sia successo un bel casino...mi fermo a comprare un giornale locale e vedo un po' di foto di cariche e lacrimogeni...ma è solo una volta arrivato a casa, con internet finalmente a disposizione, che mi rendo conto delle reali proporzioni di ciò che era successo il giorno prima: 104 arresti, tra i quali gente proveniente da tutta Europa...russi, bosniaci, greci... La solita, amara considerazione è che questa gente non può purtroppo divertirsi di più anche in Europa...del resto, con delle squadre del genere, è normale che se va bene arrivino a Dicembre...
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