IL MODELLO INGLESE...

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PADOVA SUD
view post Posted on 16/7/2010, 12:45     +1   -1




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Quando si parla di violenza negli stadi è ormai di moda da qualche anno indicare come soluzione a questo problema l’attuazione del tanto decantato modello inglese. Molti se ne riempono la bocca senza sapere minimamente di cosa si tratti e come funzioni. La realtà, circa la gestione dell’ordine pubblico in Terra d’Albione, è molto diversa ed assai più complicata di quanto si vuole far credere. Tuttavia nel paese di Sua Maestà non esistono norme cervellotiche ed in molti caso inutili come quelle presenti nella nostra gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive.

Non si è mai pensato ad esempio ad introdurre il biglietto nominativo ne’ tantomeno la Tessera del Tifoso. O meglio, Margaret Tatcher provò a realizzare qualcosa di simile ma venne subito bloccata dal suo esecutivo che giudicò questa idea completamente anti-democratica e limitativa.

Per saperne di più abbiamo intervistato una coppia di ragazzi inglesi che ormai da qualche anno vive in Italia e frequenta costantemente gli stadi italiani. Si tratta di Vanda Wilcox, una professoressa di storia all’università americana di Roma “John Cabot”, e Terence Daley un giornalista inglese che in passato ha lavorato anche nell’ufficio stampa del Chelsea F.C.

Da quanto tempo seguite il calcio italiano e come è cambiata la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di calcio in questi ultimi anni ed in particolar modo dalla morte dell’Ispettore Raciti?


VANDA: La prima volta che ho assistito ad una partita in Italia era durante la stagione 2002-3, ricordo che comprai il biglietto direttamente al botteghini dello Stadio Olimpico un’ora prima della partita. Invece è da febbraio 2006 che vivo a Roma e sono abbonata da 4 anni. Dopo la morte dell’Ispettore Raciti ci sono stati parecchi cambiamenti(ma già dopo il Decreto Pisanu alcune cose era mutate). Devo dire comunque che non mi sento più sicura, forse l’unico vero miglioramento è stato quello di evitare (nella maggior parte dei casi) l’utilizzo della polizia all’interno degli stadi.

Fino ad oggi quali sono state le cose più brutte che avete visto frequentando uno stadio italiano?


VANDA: La gestione dei tifosi ed il modo in cui si entra ed esce dallo stadio: è pericolossimo, a mio avviso. Sopratutto per i tifosi ospiti – mi ricordo il ritorno della finale di Coppa Italia a San Siro nel 2006, ho avuto davvero molta paura: migliaia di romanisti su un’unica scala oltretutto chiusa, intrappolati in un settore troppo piccolo, con enormi spazi vuoti accanto e la polizia che ci vietava di occuparli… Per quanto riguarda la violenza, la cosa chepiù mi ha scandalizzato è stato il comportamento da parte forze dell’ordine contro i tifosi dello Manchester United nel 2007 all’ Olimpico quando famiglie, ragazze e giovani vennero picchiati indiscriminatamente.

TERENCE: Parlando solo per me stesso, direi i problemi di organizzazione fuori allo stadio di Verona, prima dell’incontro tra Chievo e Roma di quest’ultima stagione. La società, la città e tutto il resto d’italia sapevano che almeno 20.000 romanisti sarebbero giunti nella città scaligera ma quando mancava circa un’ora e mezzo al fischio d’inizio c’erano ancora migliaia di tifosi all’esterno in attesa di entrare attraverso due piccoli cancelli. Il numero di forze dell’ordine era cospicuo, ma non c’era nessuno a regolamentare il flusso di tifosi tanto che ad un tratto io e la mia ragazza siamo stati schiacciati addosso ad una barriera che era impossibile vedere. La cosa che più mi ha dato fastidio è stato il fatto che tra di noi c’erano famiglie e bambini: la tragedia di Hillsborough è successa pressapoco in questa maniera. E’ stato scandaloso.

Cosa vuol dire “modello inglese”?

VANDA: Modello inglese vuol dire tante cose: prezzi alle stelle per allontanare dagli stadi i giovani e la classe operaia, ormai solo famiglie benestanti possono permettersi il lusso di assistere alle partite della Premier League. Vuol dire anche telecamere, stewards, certezza della pena, e diffide – ma altresì un modello di gestire l’ordine pubblico basato su dialogo, convivenza e voglia di distinguere atti gravi di violenza e cose che invece non sono importanti e che vanno gestite con tranquillità anziché con la repressione

TERENCE: Dipende. Per la Federazione calcistica vuol dire stadi sicuri e sempre pieni, senza violenza, dove i biglietti hanno prezzi stellari e dove non ci sono gli ultras. Ma gli stadi sono pieni e senza violenza perchè la Football Association, la Premier League, la poliza e il governo ora organizzano meglio la gestione dell’ordine pubblico rispetto agli anni ’80 e dopo Hillsborough hanno realizzato che i tifosi, anche quelli che cantano e vanno in trasferta, non sono animali. Tuttavia il nostro calcio è tutto fuochè perfetto: Società come Southampton, Notts County, Portsmouth ecc falliscono regolarmente ogni stagione, ci sono ancora scontri fuori dagli stadi e per la maggior parte delle partite non c’è un ambiente – se non quello tetro e silenzioso. Basti pensare che il biglietto più economico a Stamford Bridge costa £50 – biglietti così esosi sono impossibili da proporre in Italia, ma a loro (le istituzioni e chi governa il calcio italiano) piace pensare che ciò sia attuabile e che riusciranno quindi trapiantare il nostro ‘modello’ in un altro paese. Tuttavia non ci riusciranno mai.

Quale sono le differenze in negativo ed in positivo tra il “modello inglese” ed il “modello italiano”?

VANDA: Ce ne sono tante. Mi limito a sottilineare quella che ritengo fondamentale: in Inghilterra le diffide vengono applicate da un giudice che valuta le prove presentate dalla polizia, mentre l’interessato ha il diritto a difendersi dalle accuse.

TERENCE: Secondo me non è un questione di ‘modelli’ ma bensì di cultura, che varia da paese a paese. Il modello inglese è impossibile da attuare in Italia, tanto che per me è quasi inutile parlarne. Negli stadi italiani è bello vedere giovani ed anche donne che tifano la loro squadra, mi piace seguire l’incontro in piedi e cantare e lo stadio mi sembra ancora una comunità. Ok, ci sono problemi con gli scontri ed il razzismo ma questi sono problemi della società in generale.

All’ inizio di questa stagione ci sono stati violenti incidenti nella partita di FA Cup tra West Ham e Millwall che hanno portato anche alla morte di un tifoso. Perchè nessuno ne ha parlato?

VANDA: Forse anche questo è il modello inglese – il calcio di alto livello in Inghilterra è soprattutto business e quindi si cerca evita oculatamente di parlare delle cose che non vanno.. I media non vogliono infangare lo sport perchè sanno bene che sono in tanti a lucrarci sopra.

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ILOVECALCIOPADOVA
view post Posted on 16/7/2010, 14:15     +1   -1




Si però anche il tizio esagera quando paragona una situazione come quella in cui si è trovato a verona con la tragedia di Hillsborough dove sono morti 96 tifosi del liverpool.. e che veniva dopo la strage dell'Heysel(39 morti) e dopo l'incendio di Bradford(stesso anno dell'Heysel) dove sono morti 56 tifosi e ferite 200 persone..

.. qui in Italia il fenomeno "violenza negli stadi" non ha mai assunto le dimensioni che aveva in Inghilterra negli anni 70/80.. è una questione di attitudine probabilmente, visto che tuttora i centri abitati inglesi sono tra i piu' violenti d'Europa.. qui al massimo la gente ha paura perchè in TV gli dicono che ci sono "gli extracomunitari" e che devono avere paura.. quindi le due situazioni sono già di partenza non paragonabili..
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 16/7/2010, 21:00     +1   -1




Dopo aver cercato di mettere a nudo il tanto osannato (dai media italiani) modello inglese andiamo ora ad analizzare la questione relativa a diffide e daspo. Sempre seguendo il ragionamento dei nostri due ospiti, persone molto più informate di limiti e problemi del modello inglese di quanto lo siano tanto estimatori italiani che gli stadi d’oltremanica li hanno visti…dalla poltrona.

Capello dice che il calcio italiano è ostaggio delle curve, siete d’accordo? Gli ultras sono veramente il cancro di questo sport?

VANDA: Certo le curve hanno avuto (ed in alcuni casi forse hanno ancora) un livello di influenza che ormai non ha nessuna tifoseria in Inghilterra. L’idea comunque che il calcio sia ‘ostaggio’ delle curve mi pare esagerato.

TERENCE: La maggioranza dei problemi del calcio italiano sono colpa di coloro che amministrano questo sport. Se il vostro calcio fosse stato davvero ostaggio delle curve sarebbe potuto esserci Calciopoli? Io penso proprio di no.

Alla luce degli ultimi episodi, che stampa e tv hanno sottolineato con solerzia, cosa ne pensate del razzismo nel calcio italiano e come è vissuto questo problema, se c’è, in Inghilterra?

VANDA: Il razzismo non è un problema legato solo al calcio ma come in ogni paese, Inghilterra compresa, è legato alla società in generale. Dato che la società soffre il problema del razzismo, questo si trova anche, purtroppo, anche nel calcio.

Devo comunque dire che in questo l’Italia sembra un po’ come l’Inghilterra negli anni ’80 e deve fare ancora tanta strada – non solo negli stadi ma a livello politico ed istituzionale, mediatico, nelle scuole ecc. Sia chiaro, non è un problema del tutto risolto in Inghilterra – ma i cori razzisti non si sentono negli stadi inglesi da tempo. C’è un sentimento talmente diffuso che sonno ormai ritenuti inaccettabili e nel caso una persona provasse ad intonare un coro razzista, verrebbe zittito o addirittura denunciato dagli altri tifosi intorno, cosa che sarebbe impensabile qui in Italia!

TERENCE: Il razzismo è quasi ovunque nel calcio italiano, specialmente negli stadi. Ad esempio, durante la finale della Coppa Italia ci sono stati un fiume di insulti razzisti rivolti a Mario Balotelli, soprattutto del genere di ‘negro di merda’. Nonostante il suo comportamento sul terreno di gioco, cosa c’entra il colore della pelle? Niente. Il fatto è che ci sono molti razzisti in Italia, e il razzismo è ovunque in questo paese e in questa società. Questo governo e razzista, nonostante non ci sia mai stato un Impero Italiano dal quale gli immigrati vennero al termine della seconda guerra mondiale come quello del Regno Unito. L’immigrazione è un evento relativo agli ultimi 20 anni in Italia e il popolo in generale non è ancora pronto per accettare gli stranieri, purtroppo.

Onestamente rispetto all’Inghilterra l’Italia è un pò indietro. Da noi negli stadi, in generale, non c’è razzismo, anzi, non ci sono manifestazioni di discriminazione razziale. Tuttavia i razzisti esistono come in ogni paese, ma sanno di essere in minoranza e che quindi rischierebbero l’espulsione dallo stadio se intonassero cori razzisti. Ma come ho detto in precedenza il razzismo è una problema per tutto il paese e io non vedo una soluzione se anche chi governa il paese, e quindi dovrebbe dare l’esempio, promuove politiche razziste ed intolleranti.

Cosa ne pensate del biglietto nominativo e come verrebbe percepita l’introduzione di una simile norma nel vostro paese?

VANDA: Non ho mai capito il senso del biglietto nominativo, che dal mio punto di vista non fa altro che creare disagi a tutti i tifosi senza ostacolare l’ingresso alla minoranza violenta.

TERENCE: Diciamo che da un certo punto di vista esiste anche da noi. Gli abbonati del Chelsea comprano la maggioranza dei biglietti e la società sa chi va in trasferta (Come in Italia del resto, l’abbonamento è stato sempre nominativo. N.d.R.). Ok, il tuo nome non è scritto sul biglietto, ma se la polizia ti arresta per qualcosa, è facile scoprire chi sei, e la società ti può diffidare se vuole. Per la partita in casa la maggioranza dei biglietti sono venduti ai ‘member’, quelli che pagano circa £50 per avere il diritto di comprare i biglietti in prelazione per ogni partita in casa. Quindi la società sa chi ha comprato i biglietti, e dove si trova.

Capitolo diffide, in molti contestano l’arbitrarietà di questo provvedimento che non è emesso da un magistrato ma bensì dalla P.S. e nella maggior parte dei casi viene scontato ancor prima di essere giudicati attraverso un processo. Nel vostro paese come funziona e con quale frequenza si viene allontanati da uno stadio?

VANDA: Come detto prima, da noi il ‘Football Banning Order’ viene applicato da un magistrato o da un giudice di pace. Nei casi in cui una persona viene condannata in modo definitivo per un reato da stadio, la diffida sarà automaticamente emessa per un minimo di 3 anni. Le diffide possono essere anche ‘preventive’ nel caso che la polizia abbia motivi di credere che una persona rappresenti un rischio per’ordine publico e riesca a convincere il giudice di questo. Le diffide sono usate soprattutto per arginare coloro che creano problemi all’estero, in questo caso hanno l’obbligo di rilasciare il passaporto alla polizia per tutta la durata dei tornei internazionali.

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beceri al seguito
view post Posted on 5/12/2010, 11:45     +1   -1




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