| Giocatori dell’Atalanta e dirigenti della società che andavano a casa dei tifosi, o meglio degli ultrà più scalmanati, a scusarsi dei cattivi risultati ottenuti sul campo. Ma anche rapporti troppo stretti, che in alcuni casi costituiscono reato secondo il magistrato e la polizia, tra l’assessore regionale bergamasco Daniele Belotti e quegli stessi ultrà. Oppure un altro iscritto ad un partito politico in vista, la cui identità è sconosciuta, che all’arrivo della polizia vicino allo stadio telefona ai tifosi e dice: “C’è puzza di blu, io me ne vado”, con un ruolo di vedetta, di “palo” degli ultrà. E poi mazze, bastoni, caschi, lancia razzi, uno striscione del Palermo strappato alla tifoseria avversaria: tutto materiale trovato a casa di una quarantina di tifosi atalantini che risultano indagati dalla procura di Bergamo con altri 60 tifosi del Catania. In tutto 104 indagati per vari reati: rissa, adunata sediziosa, lesioni, minacce, nel quadro di una pesantissima accusa che viene contestata dal pubblico ministero: associazione per delinquere finalizzata a quegli stessi reati. E Daniele Belotti risulta indagato proprio per concorso in associazione a delinquere, anche se il capo d’accusa non è stato riconosciuto dal gip (resta la contestazione degli inquirenti). Sono i risultati dell’indagine presentata oggi, 8 febbraio in questura a Bergamo , dal capo della squadra mobile Gianpaolo Bonafini e dal pm Carmen Pugliese. Ieri il gip ha passato al vaglio gli esiti dell’inchiesta, emettendo tre ordinanze di custodia cautelare. Obbligo di dimora fuori da Bergamo e provincia per Claudio Galimberti, detto il Bocia, a partire da oggi. Obbligo di firma in questura per altri due tifosi, tre volte a settimana. Trentacinque le perquisizioni approvate dal gip, a casa del Bocia, nell’abitazione di Belotti, di altrettanti tifosi, ma anche al “Baretto” sotto lo stadio e al covo di Campagnola, dove non sono stati però trovati oggetti sospetti. Le armi improprie e i caschi, non certo utilizzati per andare in moto, erano a casa degli ultrà. Ma un’inchiesta così ampia da quali fatti è partita? “E’ stata un’indagine lunga – ha dichiarato il sostituto procuratore Pugliese – che non riguarda un singolo fatto specifico o più fatti specifici”. Ci si è basati sugli scontri dopo Atalanta-Catania (settembre 2009), Atalanta-Inter (dicembre 2009), la manifestazione fuori dalla questura nel gennaio 2010, il blitz dei tifosi a Zingonia nel maggio 2010 e l’assalto alla Bèrghem Fest dell’agosto 2010. “C’era da sempre una finestra aperta sulla violenza della tifoseria – ha aggiunto il pm -, ma non si è mai voluti arrivare a certi dettagli. Si è sempre liquidato tutto nei processi per direttissima del lunedì. Questa volta invece si è proceduto in modo sistematico, raccogliendo fatti, indizi, intercettazioni telefoniche, che danno riscontri inoppugnabili. Abbiamo scoperto e messo in luce che un gruppo di persone si ritrovava prima di ogni partita per pianificare il disordine e gli scontri da creare, spesso anche a prescindere dal risultato”.
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Ultrà atalantini, maxi inchiesta Indagato anche Daniele Belotti
C'è anche l'assessore regionale leghista al Territorio Daniele Belotti, tifoso atalantino, tra i 104 ultrà indagati dalla procura di Bergamo per vari reati: rissa, adunata sediziosa, lesioni. L'assessore regionale, che non ha mai nascosto la sua fede atalantina, risulta indagato per concorso in associazione a delinquere, altra accusa pesantissima mossa dalla procura ai tifosi. "Abbiamo aperto uno squarcio su dettagli relativi alla tifoseria che nessuno aveva mai voluto approfondire" ha dichiarato il sostituto procuratore di Bergamo Carmen Pugliese. Il pm, tramite intercettazioni telefoniche, è arrivato a formulare l'accusa di "associazione per delinquere", non approvata però dal Gip che ha dato il via al riconoscimento di reati individuali e ha approvato 3 ordinanze di custodia cautelare. Ma il sostituto procuratore mantiene la contestazione dell'associazione. Una custodia cautelare anche per Claudio Galimberti, considerato il capo della tifoseria: per lui è scattato stamattina l'obbligo di dimora fuori da Bergamo e dalla Bergamasca. Tra gli "squarci" aperti dall'indagine anche le visite che alcuni calciatori atalantini e dirigenti della società - secondo quanto dichiarato dal pubblico ministero - facevano a casa dei tifosi dopo partite senza brillanti risultati.
Indagine sugli ultrà atalantini Bocia, obbligo di dimora fuori provincia
Al termine dell'indagine presentata oggi in questura è arrivata da parte del giudice delle indagini preliminari la convalida di tre misure di custodia cautelare a carico di altrettanti tifosi. Per due di loro, di circa quarant'anni, è scattato l'obbligo di firma trisettimanale. Per il capo assoluto, Claudio Galimberti detto il Bocia, questa volta la misura è pesante: obbligo di dimora fuori da Bergamo e dalla provincia di Bergamo. Per un determinato periodo di tempo il Bocia dovrà trovare casa fuori dalla Bergamasca, pena l'aggravarsi della misura. I numeri dell'indagine, basata in buona parte su indagini telefoniche: 104 indagati, una sessantina catanesi (per gli scontri dopo la partita del settembre 2009) e una quarantina bergamaschi, tutti atalantini. Tra loro l'assessore regionale al Territorio Daniele Belotti e un altro esponente politico la cui identità resta sconosciuta. Trentacinque perquisizioni approvate dal gip, eseguite tutte nella notte tra il 7 e l'8 febbraio. Una anche al Baretto sotto lo stadio e l'altra al covo della tifoseria a Campagnola, luoghi considerati punti di ritrovo dove "pianificare gli scontri" come ha dichiarato il pubblico ministero Carmen pugliese. L'indagine, partendo da singoli fatti, punta a dimostrare che i tifosi "si associano per delinquere" come ha affermato il pm, ma il gip non ha riconosciuto nelle sue disposizioni quel reato, che resta comunque contestato dalla procura.
Indagine sugli ultrà atalantini La vedetta dei tifosi: "C'è puzza di blu, scappate"
La procura e la polizia hanno fatto un massiccio uso di intercettazioni telefoniche per arrivare ad indagare 104 tifosi, una sessantina del Catania e una quarantina dell'atalanta. E tra quelle intercettazioni ne è spuntata una scottante, "di un soggetto che dovrebbe occuparsi più della collettività che non della tifoseria" ha commentato il pm Carmen Pugliese. Si tratterebbe di un esponente di un noto partito politico, ma in questo caso non si sta parlando assolutamente dell'assessore regionale Daniele Belotti. E' un politico, il cui nome è rimasto chiuso nelle maglie del riserbo degli inquirenti, che tifa per l'Atalanta ed è molto vicino ai tifosi. In un'intercettazione telefonica l'uomo fa da vedetta: con il suo telefonino chiama i tifosi non appena intravede la polizia: "C'è puzza di blu, io me ne vado, scappate".
Dirigenti e giocatori atalantini a casa degli ultrà
Probabilmente sono fatti che non costituiscono reato, ma possono dare l'idea dei legami all'interno del mondo atalantino e della tifoseria.Secondo il pubblico ministero Carmen Pugliese e il capo della Squadra Mobile Gianpaolo Bonafini, dalle intercettazioni telefoniche eseguite tra settembre 2009 e maggio 2010 sono emersi chiaramente degli incontri, con tanto di preaccordi telefonici, tra gli ultrà atalantini più scalmanati, anche soggetti a Daspo o agli arresti domiciliari, e dirigenti e giocatori atalantini. Non giocatori di secondo piano. Da quelle intercettazioni sono emerse delle sorta di pellegrinaggi a casa degli ultrà, incontri durante i quali i giocatori di spicco e i dirigenti andavano a scusarsi per i cattivi risultati ottenuti.
Indagine sugli ultrà atalantini Il pm Pugliese: il daspo non serve proprio a niente
"Il daspo è quanto di più inutile possa esserci contro i tifosi": il pubblico ministero Carmen Pugliese ha definito così il "divieto di assistere a manifestazioni sportive", misura prevista per i tifosi più scalmanati. "E' proprio una misura inutile - ha dichiarato il pm presentando i risultati della maxi inchiesta sugli ultrà -. Anzi, da alcune intercettazioni telefoniche è emerso che il daspo per alcuni tifosi è motivo di vanto, quasi. Chi non è daspato non acqusisce punti nella scala gerarchica della tifoseria".
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