BERGAMO: LA GRANDE MONTATURA

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PADOVA SUD
view post Posted on 9/2/2011, 14:21     +1   -1




Giocatori dell’Atalanta e dirigenti della società che andavano a casa dei tifosi, o meglio degli ultrà più scalmanati, a scusarsi dei cattivi risultati ottenuti sul campo. Ma anche rapporti troppo stretti, che in alcuni casi costituiscono reato secondo il magistrato e la polizia, tra l’assessore regionale bergamasco Daniele Belotti e quegli stessi ultrà. Oppure un altro iscritto ad un partito politico in vista, la cui identità è sconosciuta, che all’arrivo della polizia vicino allo stadio telefona ai tifosi e dice: “C’è puzza di blu, io me ne vado”, con un ruolo di vedetta, di “palo” degli ultrà. E poi mazze, bastoni, caschi, lancia razzi, uno striscione del Palermo strappato alla tifoseria avversaria: tutto materiale trovato a casa di una quarantina di tifosi atalantini che risultano indagati dalla procura di Bergamo con altri 60 tifosi del Catania. In tutto 104 indagati per vari reati: rissa, adunata sediziosa, lesioni, minacce, nel quadro di una pesantissima accusa che viene contestata dal pubblico ministero: associazione per delinquere finalizzata a quegli stessi reati. E Daniele Belotti risulta indagato proprio per concorso in associazione a delinquere, anche se il capo d’accusa non è stato riconosciuto dal gip (resta la contestazione degli inquirenti).
Sono i risultati dell’indagine presentata oggi, 8 febbraio in questura a Bergamo , dal capo della squadra mobile Gianpaolo Bonafini e dal pm Carmen Pugliese. Ieri il gip ha passato al vaglio gli esiti dell’inchiesta, emettendo tre ordinanze di custodia cautelare. Obbligo di dimora fuori da Bergamo e provincia per Claudio Galimberti, detto il Bocia, a partire da oggi. Obbligo di firma in questura per altri due tifosi, tre volte a settimana. Trentacinque le perquisizioni approvate dal gip, a casa del Bocia, nell’abitazione di Belotti, di altrettanti tifosi, ma anche al “Baretto” sotto lo stadio e al covo di Campagnola, dove non sono stati però trovati oggetti sospetti. Le armi improprie e i caschi, non certo utilizzati per andare in moto, erano a casa degli ultrà.
Ma un’inchiesta così ampia da quali fatti è partita? “E’ stata un’indagine lunga – ha dichiarato il sostituto procuratore Pugliese – che non riguarda un singolo fatto specifico o più fatti specifici”. Ci si è basati sugli scontri dopo Atalanta-Catania (settembre 2009), Atalanta-Inter (dicembre 2009), la manifestazione fuori dalla questura nel gennaio 2010, il blitz dei tifosi a Zingonia nel maggio 2010 e l’assalto alla Bèrghem Fest dell’agosto 2010. “C’era da sempre una finestra aperta sulla violenza della tifoseria – ha aggiunto il pm -, ma non si è mai voluti arrivare a certi dettagli. Si è sempre liquidato tutto nei processi per direttissima del lunedì. Questa volta invece si è proceduto in modo sistematico, raccogliendo fatti, indizi, intercettazioni telefoniche, che danno riscontri inoppugnabili. Abbiamo scoperto e messo in luce che un gruppo di persone si ritrovava prima di ogni partita per pianificare il disordine e gli scontri da creare, spesso anche a prescindere dal risultato”.

Bergamonews

Ultrà atalantini, maxi inchiesta
Indagato anche Daniele Belotti

C'è anche l'assessore regionale leghista al Territorio Daniele Belotti, tifoso atalantino, tra i 104 ultrà indagati dalla procura di Bergamo per vari reati: rissa, adunata sediziosa, lesioni. L'assessore regionale, che non ha mai nascosto la sua fede atalantina, risulta indagato per concorso in associazione a delinquere, altra accusa pesantissima mossa dalla procura ai tifosi. "Abbiamo aperto uno squarcio su dettagli relativi alla tifoseria che nessuno aveva mai voluto approfondire" ha dichiarato il sostituto procuratore di Bergamo Carmen Pugliese.
Il pm, tramite intercettazioni telefoniche, è arrivato a formulare l'accusa di "associazione per delinquere", non approvata però dal Gip che ha dato il via al riconoscimento di reati individuali e ha approvato 3 ordinanze di custodia cautelare. Ma il sostituto procuratore mantiene la contestazione dell'associazione. Una custodia cautelare anche per Claudio Galimberti, considerato il capo della tifoseria: per lui è scattato stamattina l'obbligo di dimora fuori da Bergamo e dalla Bergamasca.
Tra gli "squarci" aperti dall'indagine anche le visite che alcuni calciatori atalantini e dirigenti della società - secondo quanto dichiarato dal pubblico ministero - facevano a casa dei tifosi dopo partite senza brillanti risultati.

Indagine sugli ultrà atalantini
Bocia, obbligo di dimora fuori provincia

Al termine dell'indagine presentata oggi in questura è arrivata da parte del giudice delle indagini preliminari la convalida di tre misure di custodia cautelare a carico di altrettanti tifosi. Per due di loro, di circa quarant'anni, è scattato l'obbligo di firma trisettimanale. Per il capo assoluto, Claudio Galimberti detto il Bocia, questa volta la misura è pesante: obbligo di dimora fuori da Bergamo e dalla provincia di Bergamo. Per un determinato periodo di tempo il Bocia dovrà trovare casa fuori dalla Bergamasca, pena l'aggravarsi della misura.
I numeri dell'indagine, basata in buona parte su indagini telefoniche: 104 indagati, una sessantina catanesi (per gli scontri dopo la partita del settembre 2009) e una quarantina bergamaschi, tutti atalantini. Tra loro l'assessore regionale al Territorio Daniele Belotti e un altro esponente politico la cui identità resta sconosciuta.
Trentacinque perquisizioni approvate dal gip, eseguite tutte nella notte tra il 7 e l'8 febbraio. Una anche al Baretto sotto lo stadio e l'altra al covo della tifoseria a Campagnola, luoghi considerati punti di ritrovo dove "pianificare gli scontri" come ha dichiarato il pubblico ministero Carmen pugliese. L'indagine, partendo da singoli fatti, punta a dimostrare che i tifosi "si associano per delinquere" come ha affermato il pm, ma il gip non ha riconosciuto nelle sue disposizioni quel reato, che resta comunque contestato dalla procura.

Indagine sugli ultrà atalantini
La vedetta dei tifosi: "C'è puzza di blu, scappate"

La procura e la polizia hanno fatto un massiccio uso di intercettazioni telefoniche per arrivare ad indagare 104 tifosi, una sessantina del Catania e una quarantina dell'atalanta. E tra quelle intercettazioni ne è spuntata una scottante, "di un soggetto che dovrebbe occuparsi più della collettività che non della tifoseria" ha commentato il pm Carmen Pugliese. Si tratterebbe di un esponente di un noto partito politico, ma in questo caso non si sta parlando assolutamente dell'assessore regionale Daniele Belotti. E' un politico, il cui nome è rimasto chiuso nelle maglie del riserbo degli inquirenti, che tifa per l'Atalanta ed è molto vicino ai tifosi. In un'intercettazione telefonica l'uomo fa da vedetta: con il suo telefonino chiama i tifosi non appena intravede la polizia: "C'è puzza di blu, io me ne vado, scappate".

Dirigenti e giocatori atalantini a casa degli ultrà

Probabilmente sono fatti che non costituiscono reato, ma possono dare l'idea dei legami all'interno del mondo atalantino e della tifoseria.Secondo il pubblico ministero Carmen Pugliese e il capo della Squadra Mobile Gianpaolo Bonafini, dalle intercettazioni telefoniche eseguite tra settembre 2009 e maggio 2010 sono emersi chiaramente degli incontri, con tanto di preaccordi telefonici, tra gli ultrà atalantini più scalmanati, anche soggetti a Daspo o agli arresti domiciliari, e dirigenti e giocatori atalantini. Non giocatori di secondo piano. Da quelle intercettazioni sono emerse delle sorta di pellegrinaggi a casa degli ultrà, incontri durante i quali i giocatori di spicco e i dirigenti andavano a scusarsi per i cattivi risultati ottenuti.

Indagine sugli ultrà atalantini
Il pm Pugliese: il daspo non serve proprio a niente

"Il daspo è quanto di più inutile possa esserci contro i tifosi": il pubblico ministero Carmen Pugliese ha definito così il "divieto di assistere a manifestazioni sportive", misura prevista per i tifosi più scalmanati. "E' proprio una misura inutile - ha dichiarato il pm presentando i risultati della maxi inchiesta sugli ultrà -. Anzi, da alcune intercettazioni telefoniche è emerso che il daspo per alcuni tifosi è motivo di vanto, quasi. Chi non è daspato non acqusisce punti nella scala gerarchica della tifoseria".
 
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PADOVA SUD
view post Posted on 9/2/2011, 15:21     +1   -1




Inchiesta ultrà: fra gli indagati
Alberto Maffi sindaco di Gandosso

Emergono nuovi particolari sull'inchiesta che ha portato a decine di perquisizioni nelle abitazioni degli elementi di spicco della Curva Nord atalantina. Fra i 104 indagati, Daniele Belotti, assessore regionale al Territorio, non è l'unico politico finito nell'inchiesta. Sotto indagine anche Alberto Maffi, sindaco leghista di Gandosso, accusato di aver fatto la vedetta durante gli scontri di Atalanta-Inter del 13 dicembre 2009.

Il primo cittadino, stando alle contestazioni, avrebbe avvertito per telefono il leader ultrà Claudio “Bocia” Galimberti, degli spostamenti delle forze dell'ordine e dei pullman che trasportavano i supporters interisti.

Nella ricostruzione dei tafferugli in occasione Atalanta Inter del 13 dicembre 2009, uno dei tasselli dell'indagine condotta dalla squadra mobile sugli ultrà, c'è di tutto: il Bocia che coordina la sua truppa direttamente dalla caserma dei carabinieri dove si trova costretto per via del Daspo e che, dopo l'obbligo di firma, raggiunge in fretta i compagni per fare a botte. Il sindaco leghista di Gandosso, Alberto Maffi, che secondo le accuse si presta a far da vedetta per segnalare al capo ultrà quando i pullman degli interisti lasciano lo stadio e per studiare la dislocazione delle forze dell'ordine. Poi lo scontro in piazzale Oberdan con i volti coperti, il lancio di oggetti, le cinghiate al capo ultrà interista, l'intervento della polizia per sedare la rissa, la fuga, i commenti entusiastici del dopo scontro.

Inchiesta ultrà, i legali replicano:
«Mancano indizi di colpevolezza»

«Il gip per il reato più grave, e cioè l'associazione per delinquere, non ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza. E quindi già questa è una decisione che dà indicazioni. Insomma, bisogna approfondire bene e capire se in questa indagine c'è un supporto probatorio o se gli inquirenti hanno esagerato».

Andrea Pezzotta, il difensore di Claudio «Bocia» Galimberti, lo dice sfogliando le carte dell'ordinanza di custodia cautelare con cui il suo assistito ha rimediato l'«esilio» dalla Bergamasca. «Se n'è andato stamattina – racconta il legale –, mi ha detto che raggiungeva degli amici, ma non saprei dire dove».

L'avvocato Pezzotta mostra dubbi anche sulla tempistica: «Le ordinanze sono datate novembre 2010, bisogna capire come mai sono state eseguite solo adesso. E dire che le esigenze cautelari sono attuali, vengono emesse perché c'è pericolo in quel momento».

Federico Riva, che col collega Giovanni Adami, del foro di Udine, difende 31 degli indagati, legge un passaggio dell'ordinanza con cui il gip Viti affossa in pratica l'associazione per delinquere: «La mera partecipazione a riunioni durante le quali vengano genericamente manifestati propositi più o meno bellicosi, vengano esternate intenzioni più o meno esplicite di commettere atti di violenza contro le forze dell'ordine, non integra una condotta penalmente rilevante, quantomeno sotto il profilo di cui all'art. 416 c. p. (l'associazione per delinquere, ndr)».

Un formula che, secondo il legale, si può tradurre così: «Che questi episodi possono definirsi estemporanei, perché manca la stabilità dell'associazione e la continuità, il vincolo associativo permanente. C'è, sì, la ripetitività degli scontri evidenziata dal pm, ma non è l'associazione che lo decide».

E poi, stando al ragionamento dell'avvocato Riva, «non c'è l'elemento psicologico, la coscienza e la volontà di far parte di un'associazione. Chi prende parte ai tafferugli lo fa per fare casino, sa di partecipare agli incidenti e non di aderire a un disegno preparato dalla presunta associazione per delinquere. È questo che ci dice la decisione del gip. Poi sui singoli reati ci difenderemo. Perché, ad esempio per la Berghem Fest, è stata indagata gente che era a volto scoperto in prima fila, davanti alle forze dell'ordine, e che ad Alzano era giunta solo per una protesta vocale».

Infine, l'avvocato Ettore Tacchini, difensore di Alberto Maffi, il sindaco di Gandosso accusato di fare la vedetta durante gli scontri di Atalanta-Inter del 13 dicembre 2009 durante i quali avrebbe avvertito telefonicamente Galimberti sulla posizione delle forze dell'ordine. «Il mio assistito – riferisce il legale – dice di non aver mai fatto la vedetta e sostiene fermamente che le accuse a suo carico sono solo frutto di un grande fraintendimento». «È stata effettuata una perquisizione a carico del mio assistito – conferma Tacchini – nel corso della quale non è stato trovato nulla. Gli vengono contestate una o due frasi che sono state fraintese. Quando Maffi dice "c'è pieno di blu" (i poliziotti schierati, ndr), non vuole affatto far da spia, bensì intende dire che, vista l'aria di incidenti, preferisce andarsene a casa».
 
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Razionale
view post Posted on 9/2/2011, 18:22     +1   -1




Piena solidarietà agli Ultras di BG.

Poco da dire: colpo tremendo, diretto al cuore del padre/dei padri della tdt.

E' il momento giusto per reagire, tutti insieme, senza distinzioni.
 
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2 replies since 9/2/2011, 14:07   246 views
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