A dicembre, quando l’urna aveva opposto l’Udinese ai greci del Paok, avevo esultato… Io ho un sogno nella mia vita, che è quello di vedere un giorno il Padova in Europa. E sinceramente non me ne frega un cazzo se qualcuno riderà di questo, magari anche qualche “sedicente” padovano che tifa le squadre a strisce: vorrà dire che io sarò li a ridere il giorno del loro funerale! Ho il sogno di vedere il Padova in Europa, di viaggiare in altri paesi con annessi e connessi e di scoprire nuove realtà calcistiche e curvaiole. In attesa di quel giorno, mi faccio una cultura e quando posso, vado a vedermi qualche tifoseria meritevole qui in Italia. Il Paok Salonnico era decisamente uno dei miei obiettivi, ed il fatto di averli a Udine, a meno di due ore di macchina da casa mia, ha dato all’appuntamento l’aurea dell’evento…
Partenza giovedì sera da Padova verso le 17, raccolgo un paio di soci e mi faccio prestare delle catene da neve onde evitare multe in autostrada. Via, si parte. Le voci parlano di almeno 4.000 greci in viaggio per Udine, ed anche la questura e la stampa friulana sono preoccupati: pare che a Salonnico abbiano letteralmente bruciato i biglietti, che siano in arrivo centinaia di tifosi bianconeri anche dalla Germania e dall’Austria sprovvisti di tagliando e che non sappiano bene dove metterli… Ad Udine, in occasione delle partite di Coppa, il Comune organizza una sorta di “Fair play Village” di sampdoriana memoria, una di quelle cose che dovrebbero far fraternizzare i tifosi, che io personalmente ritengo delle gran puttanate ma che tanto piacciono ai “tifosotti” che poi si gongolano su “quanto bello è il modello inglese!”. Credo che chiunque abbia visto partite in Inghilterra possa confermare che puttanate del genere li non esistono, sono trovate tipicamente italiane, popolo a cui piace riempirsi la bocca e lavarsi la coscienza…
Ad ogni modo, in vista della partita col Paok, il Comune di Udine ha deciso di sospendere quest’iniziativa, per “motivi di sicurezza”… Ora, io sarò anche un becero ultras ignorante, e francamente le loro belle iniziative di fair-play per quanto mi concerne potrebbero ficcarsele su per il culo e fischiarci (se volevo vedere uno sport con fair-play annesso, mi davo al tennis quella brutta volta! Calcio e fair-play sono due cose che non centrano un beato cazzo, e mi piace così!); ma lo scopo dell’iniziativa non sarebbe quello di far fraternizzare i tifosi delle due squadre e fare in modo che anche gli stranieri imparino a conoscere ed a rispettare la città di Udine? Se poi appena appena arriva una tifoseria più calda si sospende tutto per motivi di sicurezza, a che cazzo serve il fair-play? Se questa iniziativa avesse una logica, andrebbe portata avanti sempre, coerentemente, anche in presenza di tifoserie calde, anzi a maggior ragione, se si crede che la strada giusta per sconfiggere la violenza sia quella di far fraternizzare i tifosi con queste iniziative! Dico bene? L’obiettivo era principalmente quello di non trovarsi le piazze di Udine invase di tifosi greci, ma siccome fino a prova contraria in Europa vige la libera circolazione delle persone, parecchie centinaia di greci in piazza a Udine ci sono andati ugualmente. Come potete ben vedere da questo video:
Questa è l’ulteriore dimostrazione che quarant’anni di tifo organizzato in Italia non hanno fatto capire un cazzo a nessuno, men che meno a chi dovrebbe gestire la situazione, che da qualche anno preferisce vietare trasferte sulla base di vere e proprie discriminazioni territoriali piuttosto che andare a fondo dei problemi. Ovviamente lo scopo di questo paragrafo non è quello di “sponsorizzare” iniziative come “Fair-play village” e cagate simili: semplicemente mi diverto da morire a mettere a nudo la cialtronaggine di molti italioti e la completa inutilità delle loro trovate!
Tornando alla trasferta, da un pò di tempo ero in contatto con un ragazzo di Salonnico e gli avevo già ventilato la possibilità di venire a Udine: mi aveva detto che non c’erano problemi, a patto che non portassimo con noi striscioni del Padova (mabbea!) e che non attaccassimo briga con altri tifosi ellenici per motivi politici (avremmo dovuto essere pazzi…). La tifoseria del Paok è qualcosa di immenso, forse in Italia non abbiamo bene coscienza di cosa significhi e di cosa rappresenti di preciso. Tanto per cominciare i gruppi principali sono quattro: Neapoli (nati nel 1963), Kordelio (1973), Gate 4 (1976) e Makedones (1991). Esistono poi decine di altri gruppi, provenienti sia dalla città di Salonnico che da altre città greche ed addirittura dall’estero, che seguono costantemente la squadra. Per coordinare al meglio il tifo sono state create delle “unioni” fra gruppi provenienti dalle stesse zone, ad esempio “West Side” per tutti i gruppi provenienti dalla zona Ovest della città di Salonnico, “East Side” per quelli provenienti dalla zona Est, “Northerners” per quelli provenienti da fuori città, e così via… Ma in Grecia il confine fra l’ultras ed il semplice tifoso è infinitamente più labile rispetto all’Italia, tanto che è difficile distinguere i gruppi ultras da quelli che qui in Italia sono chiamati “club”. Potremmo dire che il Paok è un fenomeno sociale, una religione: i suoi tifosi vengono dispregiativamente chiamati “turchi” perchè la squadra è stata fondata da rifugiati turchi, tanto che la lettera K del finale di Paok sta per “Kostantinopoli”. Storicamente il Paok è tifato dagli strati più popolari di Salonnico, mentre l’Aris rappresenta un pò la squadra “borghese” (e per questo motivo i suoi sostenitori si sono guadagnati il soprannome di “ebrei”). Il mio contatto tessalonicense mi spiegava inoltre come negli ultimi anni abbiano avuto diversi problemi sia con la polizia che con la società ed i tifosi “normali”: la società non ama pagare le multe comminate per le loro interperanze, e anche molti tifosi stanno facendo pressione per costringere i gruppi ultras allo scioglimento. Inoltre anche li è arrivata la repressione, e da una decina d’anni ormai le trasferte più calde (vale a dire il derby con l’Aris ed i match con i tre più importanti club ateniesi: Panathinaikos, Olimpiakos ed AEK) sono vietate, senza contare l’odio per la polizia che è molto diffuso anche nella penisola ellenica… La crisi greca non ha fiaccato il sostegno, come dimostrano le migliaia di tifosi al seguito in ogni trasferta: la gente rinuncia ai lussi, ma non smette di seguire il Paok! In casa, lo stadio “Toumpa” (“Tomba”, un nome un programma…) è da sempre uno dei più caldi d’Europa: basta pensare che qui hanno avuto problemi le Brigate Gialloblù a Verona all’apice della loro storia (nel 1985, primo turno di Coppa dei Campioni) e pure i napoletani nel 1988…
Arriviamo a Udine, che tutto sembra tranne una città in cui di li a poche ore si sarebbe giocata un’importante partita di Coppa. Anzi, a dire la verità sembra proprio una città che se ne strafrega alla grande. Qui ho tutti i miei ricordi legati al servizio militare, e credo di essere uno dei pochi in Italia che non rimpiange quel periodo per niente. Dei friulani non ho un bel ricordo: li trovavo chiusi e freddi, spesso e volentieri anche arroganti, e purtroppo non ho avuto in seguito l’occasione di smentirmi. Del resto, anche loro non hanno troppa simpatia per i veneti, quindi non mi sentirò in colpa…. Di buono hanno che sono molto orgogliosi e legati alla loro terra, e tifano tutti Udinese, anche se poi allo stadio non ci va quasi nessuno… La prevendita per il match di coppa col Paok è stata scarsa, tanto che si ventila abbondantemente da più parti che i greci giocheranno in casa. Arriviamo allo stadio che sono le 19 passate, e c’è pochissima gente. Dentro ci sono già parecchi greci, e si sentono distintamente cantare almeno due ore prima della partita. Si vede qualche ultras friulano, ma poca roba considerato che gli arriva in casa una delle migliori tifoserie d’Europa e sarebbe il caso di approntare un comitato d’accoglienza un pò più decente. Ero già stato qui tre anni fa in occasione di Udinese-Dinamo Zagabria, ed oggi ho avuto ulteriore conferma di ciò che avevo visto allora: sono tantissimi qui che arrivano allo stadio con il tavolino da pic-nic ed il frighetto portatile. Decisamente sono di più quelli che pensano a farsi la mangiata e la bevuta che non coloro che controllano il territorio. Anche qualche tifoso greco gira per la zona: ce n’è uno in tuta bianca che lo noto vicino al baracchino dei panini, e che più tardi lo distinguerò chiaramente arrampicato sulla rete divisoria a incitare il tifo ospite. Per prima cosa i miei soci si fanno un panino, io decido di aspettare ancora; quindi giretto d’obbligo verso la Curva Sud, interamente assegnata ai greci: qui la situazione è ancora più tetra, e la tensione si taglia col coltello. Non c’è anima viva, a parte un gruppo di ragazzi con la radio accesa che ascoltano una band locale che canta cover di canzoni famose rifatte in dialetto pordenonese. Arrivano i primi greci, che danno l’idea di essere tifosi più tranquilli, tutti con un copricapo curioso in testa che li fa assomigliare ad una tribù indiana. Si presentano cantando un coro che fa: “Udinese vaffanculo, eh! eh!” un pò come noi gridiamo “Dai scudati, dai scudati, eh! eh!”. Niente male per essere tifosi tranquilli! Rimaniamo cinque minuti in zona, il tempo di fare un paio di scatti, poi notiamo un cellulare dei carabinieri che alla nostra vista si sposta, ed un paio di personaggi in borghese che ci osservano, e decidiamo di tornare indietro. Ho la sensazione che ci sia non poca paranoia per l’evento… Andiamo a fare i biglietti, e la cassiera ci spiega che non può farci i tagliandi di Curva Sud: addio sogno di finire in mezzo ai greci! Ci accontentiamo di tre Curva Nord e ci fumiamo una sigaretta di fianco all’Udinese Store mentre due carabinieri ci osservano incuriositi. Pare che non abbiano mai visto tre che fumano. A proposito dell’Udinese Store, apro una parentesi: non ho molta simpatia per il Friuli in generale, ma debbo riconoscere alla famiglia Pozzo di aver fatto qualcosa di straordinario da queste parti! L’Udinese è una società modello, una delle poche veramente sane nel calcio italiano, che da anni naviga nelle zone alte della serie A, espressione di una città che è meno della metà di Padova. Qui hanno fatto propri concetti che nel resto d’Italia non sanno nemmeno cosa vogliano dire, come la valorizzazione dei giovani, e cercano in tutti i modi di diventare una società di livello europeo… Da un pò di tempo Pozzo vuole ristrutturare il Friuli, per renderlo (parole sue) “simile al vecchio Appiani di Padova”… Lo store qui non è una baracchetta in legno aperta ogni tanto in occasione delle partite più importanti, ma un camioncino con vetrine a vista sull’esterno in cui vendono di tutto. Quanto avrebbe da imparare il Calcio Padova, quanti appunti dovrebbe prendere il Signor Potti!
Col passare dei minuti aumentano anche le presenze di ultras in zona. “Voci” mi dicevano che per l’occasione avrebbero fatto capolino anche i Nord Kaos: il gruppo in questione, a mio modestissimo avviso, è stato forse il gruppo che più di ogni altro aveva impresso una svolta nella Curva Nord di Udine; ma nel 2006 si erano sciolti un pò anche per “frizioni” con il resto della curva. Tuttavia saltuariamente i membri di tale gruppo ricompaiono allo stadio, nelle occasioni “importanti”, e contro il Paok era una di queste, tanto che erano presenti anche gli amici: vicentini in primis (almeno una ventina), poi ravennati e catanesi. Altri gruppi friulani si sono autosospesi quest’estate, causando così una spaccatura interna alla Nord molto profonda: tutto è cominciato quando, dopo un anno di proteste e di presenze “non tesserate” in tutti gli stadi d’Italia, i Teddy Boys (gruppo storico della Nord friulana) ha deciso di aderire alla tessera del tifoso. Tutti gli altri gruppi (Supporters, Ultras, Friulani al Seguito, Collettivo) sono stati avversi da subito a questa decisione ed hanno deciso di interrompere la propria attività. Solo i ragazzi del Collettivo Inc.Udine hanno continuato a presenziare in trasferta anche da non tesserati, gli altri da quel che ho capito se ne stanno a casa. Un finale triste per una curva che qualche anno fa secondo me aveva anche fatto vedere delle buone cose! Diciamo che un’idea me la sono fatta in seguito ad un episodio capitato ad un mio socio, proprio giovedì sera: mentre stava tirando una pisciata sul parcheggio, viene avvicinato da un tizio che avevo già notato al nostro arrivo, quando ci aveva squadrato ripetutamente, e nel momento in cui gli eravamo passati di fianco aveva tentato un’improbabile incrocio, facendo mezzo passo indietro per finire nella traiettoria della nostra camminata… Questo tizio chiede al mio socio che cazzo avesse da guardare, ma il mio socio un minuto prima si stava guardando il cellulare, un minuto dopo l’uccello ed un minuto dopo ancora il cellulare… Ecco allora pronta la domanda di conferma: “Di dove sei?”. Risposta: “Pordenone!”. Chiaramente una presa per il culo. Ma il tizio in questione doveva essere soddisfatto, perchè se n’è andato sibillando: “Non mi guardare mai più!”. Più che una forma di controllo del territorio, lo definirei una mossa un pò da “bullo”, un voler far vedere a parole “chi è che comanda”, cosa tipica se vogliamo per un quindicenne che vuole far colpo sulla compagna di classe, ma che nella situazione precisa ho trovato un pò fuori luogo… Una cosa simile l’avevo già vista in occasione col match contro la Dinamo Zagabria, quando gruppetti di croati passeggiavano tranquillamente ma il pullman della squadra a fine partita venne bersagliato di oggetti al grido di “zingari di merda!”… Ecco, ho l’impressione che il “voler far vedere chi comanda” sia stato un problema da queste parti… Forse è stato un problema un pò in tutte le curve italiane che hanno subito divisioni!
A dieci minuti dal fischio d’inizio entriamo in curva attraverso una rampa che ci conduce nella parte alta della Nord, ed appena affacciati al campo ci balza subito all’occhio la Curva Sud, interamente occupata dai tifosi del Paok. Di contro, la curva di casa è semivuota, ed in piedi a cantare non ci sono più di 3-400 persone. Due situazioni diametralmente opposte. Debbo tuttavia spezzare una lancia a favore dei friulani: i pochi presenti si sono impegnati come non mai nel tifo, e questa sera il Paok Salonnico avrebbe giocato in casa nel 99% degli stadi italiani (escludo Napoli e forse Roma). Tuttavia mi fanno cadere un pò le palle: il primo coro è “Paok, Paok, vaffanculo!” e ci può stare considerato che anche i greci non gliele mandano a dire. Il secondo è un “Voi siete quattro coglioni!” che si sarebbero potuti risparmiare, per pura onestà intellettuale!
Da lontano vedo decine di striscioni scritti in greco con i nomi dei vari gruppi, bandiere bianconere, i gemellati del Partizan Belgrado raccolti dietro la pezza “South Family” e una bandiera serba. “Voci” da casa mi dicono che ce ne fossero circa mille senza biglietto, e che appena giunti allo stadio avrebbero fatto volare un paio di transenne facendo si che gli stewards semplicemente si spostassero e facessero passare tutti! Parecchi greci sono a petto nudo o con una semplice t-shirt addosso, nonostante la temperatura rigida. Un gruppetto è presente anche nei Distinti, ben controllato dagli stewards. Ad inizio partita accendono qualche torcia, niente di paragonabile a quanto avevano fatto i croati della Dinamo due anni fa. Tuttavia, il primo coro mette la pelle d’oca, con 5.000 greci a saltare. Sul campo l’Udinese spinge ma priva di Di Natale risulterà molto sterile davanti, il Paok si difende come può. Quelle rare volte che la squadra di Salonnico si spinge in avanti aumentano i decibel, ed ogni volta che si trovano a battere un calcio d’angolo la parte di stadio riservata ai suoi tifosi sembra letteralmente venire giù. Attorno a me, alcuni tifosi friulani che seguono la partita da seduti non possono esimersi dal commentare il tifo dei greci: qualcuno si lamenta dei cori monotoni, che se conosco un pò i friulani è una maniera per riconoscerne la validità e non passare troppo per “mielosi”. Qualcun altro non si lascia sfuggire la battuta sulla Grecia in crisi, ed il fatto che questi invece di risparmiare spendano i pochi soldi che hanno per seguire la squadra in Europa: è una battuta che ho sentito fare anche a qualche coglione di Padova. Penso semplicemente che invece di sindacare su come i greci spendano i loro soldi, questi “tifosi” dovrebbero prendere appunti ed imparare come si incita la propria squadra… In fin dei conti, quanti sono gli italiani coglioni che nonostante la crisi invece di risparmiare spendono i pochi soldi che hanno in I-phone, I-pad, aperitivi, vestiti firmati e macchine nuove?
In vent’anni di stadio, la Curva Sud strapiena di tifosi del Paok è uno degli spettacoli di tifo più belli a cui mi sia mai capitato di assistere. Credo che per trovare qualcosa di simile, bisogna andare in Argentina. Sicuramente in Europa hanno pochi rivali. Quel che non è facile spiegare è che, anche se volessimo imitarli, non sarebbe possibile per noi italiani… Hanno proprio una concezione completamente diversa del tifo, non solo rispetto a noi ma anche rispetto ai vicini di casa dell’ex-Jugoslavia. In Italia, come in Croazia, in Serbia o in Bosnia, il tifo è organizzato, esistono gli ultras che si occupano appositamente di organizzare il tifo, esiste un gruppo portante, esiste una sorta di coordinamento, anche un proprio modo di tifare… Questi non sanno nemmeno cosa vuol dire la parola “tifo organizzato”, o meglio il loro tifo è organizzato per modo di dire: ci sono si i gruppi, ma come ho già detto il confine fra ultras e tifoso è molto labile. Sono decisamente più spontanei e selvaggi, in senso buono: parte un coro, gli vanno dietro tutti. Punto. Poche seghe mentali. Anche il modo di tifare è diverso: i loro cori sono delle nenie portate avanti anche venti minuti, che cantate da altre tifoserie sarebbero insopportabile, messe giù come fanno loro sono semplicemente magiche, ipnotiche. Ti entrano in testa, come un mantra ripetuto all’infinito. Sono uno spettacolo, che vale da solo il prezzo del biglietto ed il freddo…
A fine primo tempo vado al bar, dove incontro qualche conoscente di altre tifoserie, e mi intrattengo a parlare fino a ben oltre metà ripresa. Particolare curioso è che dentro il Friuli non vendono birra, ma grappa: uno dei pochi alcolici che mi fa schifo ed il cui solo odore mi provoca sparmi di vomito! Preferisco bere acqua di rubinetto piuttosto! Rimane il fatto della solita, riflessione amara: l’Euganeo è uno dei pochissimi stadi in Italia in cui non si può vendere birra ne dentro ne fuori, e la cosa è veramente penosa. Opera di Zanonato, uno dei più grandi nemici della tifoseria biancoscudata… Ma tant’è: a un quarto d’ora dalla fine rientro allo stadio a rivedermi i greci, e proprio in quel momento partono con un coro che scoprirò in seguito chiamarsi “Hiliometra kaname pali…” (“Abbiamo fatto di nuovo i chilometri…”). E’ la fine, il coro ci entra in testa a tutti, e non faremo altro che cantarlo durante il viaggio di ritorno. A distanza di quasi quattro giorni, ancora non me lo sono tolto dalla mente. Al triplice fischio usciamo dallo stadio e riprendiamo immediatamente la macchina. Siamo congelati. Sbagliamo strada, finiamo in mezzo al quartiere che sorge dietro il Friuli e per poco non ci perdiamo in mezzo ai palazzoni, quindi torniamo indietro e finiamo imbottigliati con le decine e decine di pullman ed auto di tifosi greci. Ci fermeremo con loro anche in autogrill (dove chiaramente approfitteremo dell’”ospitalità”!) e finalmente c’è l’occasione buona di vederli da vicino questi greci. Sono un gruppo di tifosi del Paok provenienti dalla Germania, con anche qualche figa in mezzo… Diversi faccioni brutti e anche molti quelli dipinti con i colori bianconeri in volto: un’usanza che è tipica dei tifosi più tranquilli, mentre i più esagitati hanno come tradizione quella di seguire le partite a petto nudo anche in pieno inverno (come avevo già notato ad inizio partita).
Prima di andarmene, penso per un attimo al viaggio alluccinante che li attende in pullman, sia se vanno verso la Germania che se vanno nella madrepatria attraverso l’ex-Jugoslavia, e mi rendo conto che non è nemmeno il peggiore che hanno fatto probabilmente: otto anni fa, in occasione degli europei in Portogallo, avevano raggiunto la Penisola Iberica sempre in pullman, ed al ritorno se lo fecero con un loro socio deceduto per overdose e chiuso nel vano del pullman!!! Torno a casa con una certezza: la prossima volta, mi procuro i biglietti in prevendita per il loro settore….